La vecchia Democrazia cristiana è stata il primo partito nazionale per 46 anni consecutivi, salvo l'eccezione delle Europee 1984. Oggi invece accade l'opposto, con una girandola da capogiro che vede tre formazioni diverse avvicendarsi in testa ai sondaggi elettorali nel giro di una settimana. È tutta un'altra Italia quella del post Covid, dove il governo Draghi privo di insegne e colori ha trasformato i partiti in distributori automatici di voti in Parlamento. Forse per questo appiattimento in maggioranza (Fdi a parte) nessuna forza politica riesce a spiccare il volo nel cuore degli italiani. Tutti vicini, ma sempre più lontani. Nel sondaggio Swg di lunedì sera sulle intenzioni di voto, guida Fratelli d'Italia (20,7%) davanti a Lega (20,3) e Partito democratico (18,8). Dato già corretto ieri dalla media di Termometro Politico che ha rimesso in testa la Lega al 20,8% contro il 20% dei competitor di destra. Anche sabato scorso, secondo la rilevazione Pagnoncelli, era in vetta la Lega (20,1%), seguita da Pd (19,7%) e Fdi (19,45). Un po' di gloria pure per i dem di Letta che, una settimana fa, hanno riassaporato il brivido del primo posto con il 20,3% (fonte BiDiMedia) scavalcando Salvini (20,1%) e Meloni (19,0%).
Nell'ebbrezza del primato collettivo, anche i Cinque Stelle hanno voluto riaffermare la loro anacronistica leadership, intaccata da una erosione di consensi ormai irreversibile. Lo stesso Giuseppe Conte, l'effimero leader del movimento, ha ricordato che M5s è ancora il primo partito in Parlamento, in ragione dell'exploit del 2018. E forse mai come questa volta appare così vasto il solco tra la rappresentanza istituzionale e un sentimento popolare post grillino.
La politica del clic e della sensazione istantanea ci riserverà un saliscendi da montagne russe fino a quando non arriverà un'elezione ufficiale a spazzare risultati estemporanei da partite amichevoli precampionato. Al momento sembra di vivere un'eterna serata elettorale del passato dove ogni concorrente sosteneva di aver vinto. Erano le notti del «formidabile balzo in avanti», della «sostanziale tenuta», della «significativa affermazione» in aree sperdute della Penisola. Archeologia politica che adesso si ripete, in chiave degenerata, in una sorta di elezioni quotidiane permanenti.
Alla fine tutto diventa indecifrabile. Ma senza correre dietro alle virgole risulta evidente a ogni rilevazione che il centrodestra con il 7-8% costante di Forza Italia sfiora la maggioranza assoluta dei consensi.
Forse sarà anche il caso di iniziare a ragionare per blocchi o coalizioni. Ha stancato il balletto dei partiti che si alternano al comando ogni due-tre giorni: sembra più il fantacalcio che la proiezione del futuro Parlamento della Repubblica.
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