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Elezioni in Libia, Haftar candidato. Ma sulle urne c'è l'ombra turca

Prima ci ha provato con le armi assediando Tripoli nel 2019 e adesso si presenta alle urne per diventare presidente

Elezioni in Libia, Haftar candidato. Ma sulle urne c'è l'ombra turca

Prima ci ha provato con le armi assediando Tripoli nel 2019 e adesso si presenta alle urne per diventare presidente. Il generale Khalifa Haftar, appannato uomo forte della Cirenaica, si è candidato alle presidenziali libiche previste il 24 dicembre. «Le elezioni sono l'unica via per uscire dalla grave crisi in cui è piombato il nostro Paese» ha spiegato in un video messaggio. «Annuncio la mia candidatura alla presidenza non perché voglia potere o status, ma per guidare il nostro popolo in questa fase critica verso gloria, progresso e prosperità». L'attesa candidatura arriva dopo la discesa in campo di Seif el Islam, il figlio più intelligente di Gheddafi.

Gli aspiranti presidenti Haftar e Gheddafi hanno sollevato le ire della Sparta libica, Misurata, che attraverso il consiglio comunale ha già dichiarato di respingere le elezioni «in base alle leggi vigenti». Altre municipalità libiche si sono schierate contro Haftar ed il figlio di Gheddafi, che però sembra godere di un ampio seguito. A contrastare il generale potrebbe pensarci il presidente del parlamento di Tobruk, Aguila Saleh, suo rivale in Cirenaica.

Anche l'ex ministro dell'Interno, Fathi Bashagha, figura di spicco di Misurata, appoggiato dai Fratelli musulmani e dai turchi si presenterà alle presidenziali. La Commissione elettorale non ha ancora dato il via libera alla candidatura di Seif el Islam, ma accettato quella del comico Hatem al-Kour e di un paio di ambasciatori compreso l'ex rappresentante libico all'Onu, Ibrahim Dabbashi. Gli americani hanno messo le mani avanti facendo sapere che il figlio di Gheddafi non può avere alcun ruolo nel futuro governo del paese.

La grande incognita è la candidatura del premier in carica, Adbul Dbeibah, che avrebbe dovuto dimettersi tre mesi fa per presentarsi alle presidenziali.

La mancata legge elettorale, il fronte anti Haftar e Gheddafi, la Turchia che vuole far slittare il voto sono minacciosi segnali sulla reale possibilità che i libici vadano pacificamente alle urne il 24 dicembre.

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