Emanuele Fiano

RomaEmanuele Fiano, parlamentare del Pd ed ebreo milanese, è nonostante tutto soddisfatto del compromesso un po' pasticciato che si è raggiunto ieri a Montecitorio con le due diverse mozioni di maggioranza sul Medio Oriente. Mozioni in cui, sottolinea, «il riconoscimento diretto dello stato di Palestina, che ora sarebbe stato un errore, non c'è».

Onorevole Fiano, il suo capogruppo Roberto Speranza però ha twittato il contrario: dice che è stato approvato il riconoscimento. Come la mettiamo?

«È colpa dei 140 caratteri di Twitter, mettiamola così. Speranza non poteva precisare che il riconoscimento e la linea dei due popoli-due Stati è l'obiettivo che abbiamo tutti, ma solo a valle di un mutuo riconoscimento tra palestinesi ed israeliani. D'altronde, se ci fosse stato, io non avrei potuto condividere la mozione del mio partito».

Quindi non è vero che avete votato due mozioni di maggioranza contrapposte?

«Beh, certo sarebbe stata più auspicabile una mozione unica. C'è una differenza di sfumature tra i due testi, anche se come si sa le sfumature sono centrali in qualsiasi discussione sul e nel Medioriente. La cosa importante comunque è che è stato fatto un lavoro di approfondimento e mediazione molto importante dal ministro Paolo Gentiloni e dal gruppo Pd, Enzo Amendola in particolare, per produrre un testo che ricalca i fondamenti degli accordi di Oslo: solo dalla trattativa tra le parti può scaturire il mutuo riconoscimento».

Quindi il risultato la soddisfa, nonostante il pasticcio?

«Certamente. E, come ero certo, vedo che anche l'ambasciata di Israele riconosce lo sforzo positivo che c'è stato. Io sono convinto che alla fine si debba arrivare ad uno Stato palestinese, anche se certo non mi scordo cosa c'è scritto nello statuto di Hamas, che vuole la distruzione di Israele».

Perché nella sinistra è così difficile trovare una posizione equilibrata e non pregiudizialmente filo-palestinese?

«È una storia lunga, che deriva dalla Guerra fredda quando l'Urss si schierò col mondo arabo. E negli anni in cui si è formata la generazione del Pd odierno i palestinesi sono stati percepiti come la parte debole con cui schierarsi, contro Israele. Con delle eccezioni, naturalmente: Napolitano, Veltroni, Fassino, Rutelli. E ora Matteo Renzi».

Stefano Fassina peró dice che la linea tenuta oggi da Pd è «ridicola».

«Non ricordo negli ultimi mesi una sola volta in cui Fassina sia stato d'accordo col Pd. Mi sarei stupito del contrario».

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