Emergenti, economisti e padri nobili Tutti i segreti dello staff di Emmanuel

Chi sono gli strateghi dietro il successo di "En Marche!"

Emergenti, economisti e padri nobili Tutti i segreti dello staff di Emmanuel

Ogni pop-star ha il suo «tour manager». Emmanuel Macron non è da meno. Jean-Marie Girier, 32 anni, da dicembre capo della campagna, è stato un regalo del senatore-sindaco di Lione Gérard Collomb. Dietro le quinte Girier gestisce le tappe del «boss», annusa l'aria, indirizza. Macron ascolta i padri nobili Pierre Bergé, Jacques Attali, Alain Minc, il segretario generale 54enne Richard Ferrand, ex adepto della signora delle 35 ore Martine Aubry, prova ad attirare voti dalla gauche.

I volti del movimento En Marche!, giovani o meno, come il «saggio» Jean Pisani-Ferry, 65 anni, economista e coordinatore del programma, marciano verso il potere. La strategia? Reaganiana. «Colpire sempre per primi».

L'imprenditore 33enne Mounir Mahjoubi diffonde la ricetta per la vittoria: «Creatività, strategia, tecnologia, umanità». Le 20 regole d'oro di Ed Rollins finora sono state più utili di qualunque manuale di comunicazione politica, e al quartier generale nel XV arrondissement una lavagna evoca proprio la vincente campagna di Reagan del 1984.

Se lavori con Macron devi «colpire per primo». On line, sui social, in tv. Mahjoubi ha denunciato «migliaia di attacchi informatici» provenienti dalla Russia, mettendo le «ingerenze» del Cremlino al centro della campagna. Talenti scovati negli ultimi mesi nella «factory» di En Marche! si mescolano a sostenitori della prima ora, come Pierre Le Texier, che segue Macron dai tempi di Bercy. Nel 2012 partecipò alla strategia digitale di Hollande. Conobbe Macron appena ministro, lo seguì, impostando per lui una lunga e pervasiva azione digitale per traghettare giovani socialisti in En Marche!. Resta uno dei più ascoltati «strateghi» del «team Macron».

Se Texier è un po' l'eminenza grigia del digitale, e si presenta come un hipster, Mahjoubi è il volto nuovo da spendere mediaticamente: per En Marche! ha lasciato il Consiglio nazionale dello sviluppo digitale francese, dopo aver contribuito al lancio di «Station F» a Parigi, una Silicon Valley Indoor in cui «l'Europa tecnologica e digitale potrà riunirsi». Ora, come altri, dovrà dimostrare di saper fare anche politica: scelto per scontrarsi alle legislative con il segretario Ps Jean Christophe Cambadélis che a Parigi prese il 70% nel 2012.

Intanto si punta al bis per l'Eliseo: gli «helpers» del movimento, giovani tra i 20 e i 30 anni, hanno già contattato sei milioni di francesi in tre giorni alla vigilia del primo turno. Ora lavorano per trasformare il voto «utile» in voto di «adesione al progetto». Finora sono un successo. Volontari come la 23enne Donatella Basdereff (solo 50 su 500 nell'équipe sono stipendiati), rispondono in media a 1.500 mail e 500 chiamate al giorno. Dettagli sul programma. Voci di ottimismo: Eliseo e Assemblée non sono più un sogno. Per correre con En Marche! sono giunte on line circa 16 mila candidature. Chi decide? Uomini e donne, non macchine come National Builder, il sistema di screening usato dai Républicains e in America da Clinton e Trump.

Il «selezionatore» N.1 è l'ex ministro di Chirac. In team, dovrà indicare quasi 600 nomi candidabili alle «politiche». Società civile, fedina penale immacolata. Ci si iscrive a costo zero, ma intanto le donazioni hanno superato i 9 milioni e mezzo in un anno. Scartato per «ragioni strategiche» il 31enne musulmano Mohamed Saou. Insegnante di storia e geografia in un liceo della Val d'Oise. Nominato referente dipartimentale nel novembre 2016, in pochi mesi gli aderenti ad En Marche! nel «suo» dipartimento a nord di Parigi sono passati «da 400 a 4 mila», assicura lui. Pareva una stella. Pochi giorni fa, il leader in persona ha salutato il suo «incredibile lavoro» in tv, preferendo però congelarne il ruolo «fino a fine della campagna».

Era

portabandiera della linea morbida sul burkini. Le accuse sui social, d'essere il portavoce occulto delle istanze del Consiglio del culto musulmano dentro En Marche!, e commenti da estremista, gli sono costati il «posto».

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