Emergenza a Lampedusa: migranti sui traghetti di linea

Le navi quarantena sono bloccate. E le polemiche sui giornalisti intercettati ostacolano l'inchiesta sulle Ong

Emergenza a Lampedusa: migranti sui traghetti di linea

La giornalista Nancy Porsia lancia il suo sfogo: «Anziché essere protetta perché in pericolo venivo intercettata». E tutti giù dietro a darle ragione e a parlare di «attacco alla democrazia». Con il ministro della Giustizia Marta Cartabia che dispone accertamenti sulle intercettazioni legate all'inchiesta su nave Iuventa, portata avanti da Sco della Polizia di Stato, Squadra mobile di Trapani e Nucleo speciale di intervento del Comando generale delle Capitanerie di Porto -Guardia Costiera, su indicazione della Procura della città siciliana. La verità è che tutta questa confusione non sta facendo altro che distogliere l'attenzione sul vero focus dell'intera indagine, ovvero il fatto che grazie a un duro lavoro sui cui gli inquirenti si sono concentrati dal 2016, si è riusciti a dimostrare, per la prima volta, un collegamento tra le Ong e gli scafisti, tanto che ora gli indagati rischiano fino a 20 anni di carcere per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e falso.

Nelle 200mila intercettazioni sono riportati sms, e-mail, messaggi Whatsapp e Facebook scambiati tra i membri degli equipaggi di Iuventa, Vos Hestia e Vos Prudence e i trafficanti di esseri umani. È su questo che gli italiani dovrebbero realmente indignarsi. Perché la Procura è stata chiara: le intercettazioni di Nancy Porsia, unica giornalista per cui fu emesso un decreto, non sono altro che materiale utile alle indagini. Tutti gli altri cronisti di cui si parla nei vari articoli sono citati perché venuti in contatto con la Porsia o con coloro che appaiono nel fascicolo. Insomma, lei non è e non sarà indagata, quelle sue conversazioni non saranno utilizzate in tribunale, sono solo materiale di indagine, ma soprattutto sono la risultanza di dialoghi tra lei e il personale di bordo delle navi del soccorso o di chiacchiere tra i volontari dell'accoglienza che parlavano tra loro di lei. Visto che era intercettata era, semmai, ancor più al sicuro di quanto credesse, poiché in caso di pericolo qualcuno avrebbe potuto intervenire. Da chiedersi, però, perché la Porsia, che sicuramente in quel periodo da posizione privilegiata quale ospite delle organizzazioni «taxi del mare» non abbia eventualmente denunciato agli inquirenti irregolarità che possa aver visto. Della questione si stanno approfittando gli indagati, 24 in tutto, comprese le due Ong Save the children e Medici senza frontiere, che vedono distogliere l'attenzione mediatica sul fatto che abbiano letteralmente raggirato le istituzioni italiane raccontando il falso, andando a prendere i migranti, tutt'altro che in pericolo di vita, nei punti esatti forniti dai trafficanti di esseri umani e tentando di avere più notorietà in questo modo al fine di trovare più fondi. A questo si aggiunge che i viaggi da Libia a Tunisia fruttano ai criminali un sacco di soldi, spesso usati per finanziare il terrorismo internazionale.

Intanto, a Lampedusa i problemi si moltiplicano. Le due navi quarantena di fronte all'isola non possono attraccare per caricare i migranti a causa del vento. Così i 700 migranti ospiti dell'hotspot di Contrada Imbriacola dovranno essere portati a Porto Empedocle a bordo dei traghetti di linea. «Questo - spiegano il coordinatore di Forza Italia Rosario Costanza e quello della Lega, Attilio Lucia - comporterà che viaggino insieme ai lampedusani. Con tutti i rischi connessi con eventuale contagio. Due pesi e due misure per migranti e italiani. I secondi chiusi in casa, i primi addirittura in giro per l'isola. L'altro giorno un paio di loro, tranquilli, erano sotto al Comune e alle finestre del sindaco Totò Martello, che continua a negare l'evidenza. Qui sta tornando l'invasione». Il tutto mentre da Contrada Imbriacola escono immagini di tunisini scontenti dell'accoglienza.

Qualche poliziotto ha pensato bene di girare video a qualche blogger, rischiando una sanzione disciplinare. «Ma non ne possiamo più - raccontano alcuni agenti - perché anche noi potenzialmente potremmo prendere il Covid da questi soggetti che vivono in totale promiscuità».

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