Emilia Romagna, dopo lo scandalo sugli affidi arriva la legge sull'omotransnegatività

Fa discutere l'arrivo nell'assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna della legge sull'omofobia dopo l'inchiesta sugli affidi di minori a Bibbiano. Protestano le associazioni cattoliche: "Va ritirata"

Emilia Romagna, dopo lo scandalo sugli affidi arriva la legge sull'omotransnegatività

Approderà martedì nell’aula dell’assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna la legge sulla omotransnegatività dopo uno stop di tre mesi. A rallentare l’iter legislativo era stato un emendamento dell’ala cattolica del Pd, che aveva equiparato la maternità surrogata alla “violenza sessuale” e vietato alle associazioni che la promuovono di ricevere finanziamenti. Una presa di posizione che aveva fatto infuriare la comunità LGBT bolognese, che nei mesi scorsi, come spiega La Repubblica, ha raccolto quasi 9mila firme per sostenere la legge regionale. A presentarle a viale Aldo Moro è stato il presidente del Cassero, Vincenzo Branà.

Ma la tempistica con cui la legge arriva in consiglio regionale fa discutere. “Dopo lo scandalo sugli affidi di minori a Bibbiano, con una legge del genere chi proverà a denunciare anomalie o illeciti compiuti da una coppia omosessuale, come è emerso dall’inchiesta Angeli e Demoni, sarà accusato di omofobia?”, si domandano le associazioni cattoliche che fanno appello ai parlamentari di opposizione perché la norma venga ritirata. In più, protestano Toni Brandi e Jacopo Coghe, di Pro Vita e Famiglia, la proposta di legge verrà riproposta, con tutta probabilità nella sua versione originale, senza l’emendamento contro l’utero in affitto. “L’accusa di omofobia – sostengono gli attivisti pro-family - è soggetta alla percezione della vittima, quindi è a rischio l’oggettività del reato”.

A sottolineare l’inopportunità dell’adozione di un provvedimento di questo tipo “all’indomani del coinvolgimento dell’attivista LGBT Federica Aghidolfi nel caso degli abusi sui minori di Reggio Emilia” è anche il consigliere leghista di Casalecchio di Reno, Umberto La Morgia. “Da omosessuale ritengo che dietro questo progetto di legge tanto vago quanto superfluo ci sia la volontà di far decidere a questi gruppi e a queste associazioni cosa è e cosa non è ‘omotransnegativo’ e quindi limitare la libertà di opinione e di espressione su questi temi, promuovere l'omogenitorialità e tacciare di omofobia o altro chi non voglia accettare il modello delle famiglie arcobaleno”, attacca l’esponente del partito di Matteo Salvini. “Come al solito – aggiunge - siamo di fronte a un vero e propria operazione di camouflage con cui si grida a un'emergenza di violenza e discriminazione per nascondere ben altre finalità”.

Ad elencarle è Matteo Di Benedetto, del circolo territoriale di Pro Vita e Famiglia di Bologna. Lo scopo di questa legge, ne è convinto, “è dare soldi e uno spazio privilegiato nelle scuole, nei media, nel mondo del lavoro e nella sanità alle associazioni LGBT, al gender e a ogni istanza connessa, come l’utero in affitto”.

“A maggior ragione, dopo lo scandalo dei falsi affidi sul nostro territorio, collegati anche a false accuse di omofobia, un’azione del genere sarebbe sintomo di una volontà fortemente totalitaria e indottrinante”, attacca l’attivista. I circoli LGBT, però, sono pronti a dare battaglia per l’approvazione della misura anti-discriminazioni.

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