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Emiliano e De Luca nel mirino della segretaria. Il primo vacilla, il secondo trema: no comment

Il pugliese corre in aiuto alla vincitrice, il campano ammutolito tace

Emiliano e De Luca nel mirino della segretaria. Il primo vacilla, il secondo trema: no comment

Governatori e sindaci erano rimasti l'unica cassaforte del potere del Partito democratico, per questo è su loro che aveva puntato Bonaccini promettendo che sarebbero stati la nuova classe dirigente. E invece le primarie consegnando la vittoria a Elly Schlein hanno sigillato la sconfitta dell'ultimo fortino dem, a partire proprio dalle ultime quattro regioni rosse rimaste: Emilia, Toscana, Campania e Puglia. I tre governatori erano tutti schierati con il collega Bonaccini, e hanno accusato il colpo. Questo avrà le prime ricadute proprio all'interno dei consigli regionali e sui territori. Certamente sfuma il terzo mandato che i due sultani De Luca ed Emiliano avevano già annunciato: «Io mi candiderò in eterno» ha detto De Luca durante la campagna congressuale. Ma su questo Schlein è stata chiara: «Al mio competitor voglio chiedere una cosa molto seria: ho sentito che da parte sua c'è un'apertura al terzo mandato di De Luca. Mi chiedo se sia questa l'idea di rinnovamento di Bonaccini, perché abbiamo idee molto diverse. Nuovo gruppo dirigente e poi De Luca?». Per questo il governatore è stato l'unico a non commentare l'elezione di Schlein, rispondendo con un no comment.

Più scaltro invece Emiliano, che dopo aver sostenuto Bonaccini si è subito riposizionato: «Il Pd è unito e felice di essere in campo con Elly Schlein alla sua guida. Da mo vale!», precisando che molti dei suoi hanno sostenuto Schlein. Emiliano infatti, pur non potendo far parte del Pd poiché sanzionato da Corte Costituzionale e Csm che glielo hanno vietato finché è magistrato, come sua tattica consolidata ha diviso equamente le truppe: Decaro su Bonaccini, e Boccia su Schlein; così da garantissi sostegno chiunque vincesse. Ma schierandosi personalmente sul cavallo apparentemente vincente, nonostante la sua linea politica fosse più vicina a quella di Schelin, a partire dal campo largo con i 5 stelle. E ieri ha già dettato la linea al neo segretario: «Renzi e Calenda sono due gufetti che sperano di lucrare dal Pd, vanno tenuti a debita distanza come noi stiamo facendo qui in Puglia». Calenda gli ha subito risposto: «Il peggior avversario del Pd è il Pd stesso quando arruola qualunquisti, cacicchi e sultani. E quando insegue i 5S sul terreno del populismo». Eppure i tre consiglieri regionali di Azione in Puglia continuano a stare nella maggioranza di Emiliano con i 5 stelle. Il quale si era già preparato un piano in caso di mancato terzo mandato: candidarsi alle europee. Ma per aver il sostegno dei consiglieri regionali ha fatto una furbata: con un emendamento al bilancio regionale ha varato una legge che consente in caso di dimissioni anticipate del Presidente (per candidarsi alle Europee) di mantenere i consiglieri regionali fino alla scadenza naturale. L'ultimo Consiglio dei Ministri ha impugnato questa legge per evidente incostituzionalità, visto il mandato presidenziale delle elezioni regionali.

E non è detto che Schlein, simbolo del rinnovamento, negandogli il terzo mandato, accetti di candidare i governatori alle europee.

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