"Renzi sì è dimesso, non ha più titolo per parlare di politica ed ora deve fare il senatore del suo territorio". Lo ha detto oggi Michele Emiliano ai giornalisti proponendo che il Pd offra appoggio esterno a un governo cinque stelle. È una sorta di opa indiretta lanciata per scalare il partito. Una strada finora sbarrata dal segretario fiorentino e che dopo il tracollo elettorale si è aperta dinnanzi al governatore della Puglia. "Noi a parti invertite lo chiedemmo a loro ai tempi del tentativo Bersani. Ci sono coincidenze programmatiche - ricorda ancora Emiliano - rilevanti con i cinque stelle. Occorre evitare la saldatura tra 11 milioni di elettori sofferenti e le destre. Il Pd ha questo compito storico".
Le parole dure contro l'ormai ex segretario del partito democratico, Matteo Renzi, erano preventivabili. Che tra i due non ci sia mai stato buon sangue si sa e ora potrebbe essere arrivato per il presidente della Regione Puglia, il momento della rivincita.
Si prospetta così una nuova fase per il Pd. Il post-Matteo potrebbe portare molti cambiamenti. Emiliano si dice favorevole all'appoggio al nuovo governo. Una fase di distensione potrebbe quindi prospettarsi tra il Pd e il M5S ma i numeri al Senato di una effettiva maggioranza sarebbero risicatissimi: un solo senatore in più. Roba da far impallidire la maggioranza del secondo governo Prodi tenuta in piedi dai senatori a vita (Napolitano, per esempio, cosa farebbe?).
E se da un lato il senatore e coordinatore regionale pugliese di Forza Italia, Luigi Vitali, ritiene che il governatore, dopo la sconfitta del Pd in Puglia, debba dimettersi, perché in realtà il voto non è andato per nulla bene agli Emiliano boys, il presidente della Regione, rilanciando, potrebbe ora correre per la segreteria del partito.
Renzi dimesso, Speranza e Rossi nei "Liberi e Uguali", la strada sembrerebbe spianata. Certo bisogna fare i conti con Carlo Calenda, prossimo all'ingresso nel Pd.
Riuscirà Emiliano a lanciare la scalata del partito per diventare azionista di maggioranza?
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