Dalla festa in casa tory allo psicodramma laburista. Dall'esultazione, appassionata e scomposta di Boris Johnson, al bilancio catastrofico di Jeremy Corbyn e dei suoi seguaci. È stato un week end di entusiasmo e lacrime quello seguito alle storiche elezioni del 12 dicembre. Che si è tradotto anche in una guerra a distanza tra i volti famosi dello star system britannico, a loro volta schierati e divisi. Il picco, come prevedibile, si è raggiunto sui social network, dove protagonista è stata una delle vip più agguerrite di questa elezione. La laburista di ferro ed ex star del pop inglese Lily Allen, che prima del voto si era commossa in un video per il «miglior programma politico» mai visto nella sua vita, quello di Jeremy Corbyn, ieri ha lasciato Twitter e chiuso il suo account, accusando il social media «di dar voce all'estrema destra» e di «non poter più gestire gli abusi e le umiliazioni» seguite ai risultati elettorali. L'annuncio è arrivato dopo essere stata letteralmente mandata «a quel paese» dal giornalista Piers Morgan che in un tweet a urne chiuse ha scritto: «Penso di parlare per la Gran Bretagna. Se alla Allen qui non piace, perché non va a fanc...?».
Chi invece è stato costretto a congratularsi con il riconfermato premier Boris, oggi Re di fatto della Gran Bretagna post-Brexit, è stato l'ex primo ministro conservatore David Cameron, che a causa della Brexit ha visto distrutta la sua carriera politica. Abbraccio e complimenti per «lo straordinario risultato» sono arrivati alla festa di Natale organizzata venerdì sera dal magnate russo Evgeny Lebedev, editore dell'Evening Standard. Al party Boris ha festeggiato infrangendo lo stop all'alcol che si era autoimposto «fino alla Brexit» (ma qualcuno vocifera non sia la prima volta). Al suo fianco, il premier aveva la compagna ed ex direttrice della comunicazione dei Tory, Carrie Symonds, 31 anni, di oltre venti più giovane di lui, e probabile promessa sposa dopo la separazione di Boris con la moglie Marina Wheeler. Intorno una sfilza di vip: la principessa Beatrice con il promesso sposo, l'imprenditore immobiliare italiano Edoardo Mapelli Mozzi, e Mick Jagger, ammiratore della Thatcher, tiepido sostenitore della Brexit all'inizio, salvo poi cambiare idea, criticare Johnson, e scrivere nei suoi ultimi due brani da solista, tra cui «Englad lost», Inghilterra persa: «Credo di star perdendo l'immaginazione, sono stanco di parlare di immigrazione». E ancora: «Avevo una ragazza a Lisbona e una a Roma, adesso devo stare a casa, chiudere le imposte e serrare le porte, Londra diventerà come Singapore, ma non così calda».
Chi si scalda davvero, invece, è Hugh Grant, volto più noto e attivo contro Boris e contro la Brexit. Che dopo la cocente sconfitta commenta: «Avete distrutto il nostro Paese». E infilza il premier: «Pinocchio è primo ministro, l'unica cosa che davvero gli importava». Gli utenti non perdono l'occasione di rinfacciargli la storia che fece il giro del mondo, quando lui venne trovato con una prostituta a Los Angeles. Allora la star di Notting Hill, Love Actually e Il Diario di Bridget Jones era fidanzato con la supermodella Elizabeth Hurley, una delle più accese sostenitrici della Brexit, che nel 2016 si fece fotografare coperta dalla sola bandiera britannica e invitò gli elettori a votare Leave in un articolo feroce contro le élite sul settimanale conservatore The Spectator. Oggi la Hurley non è loquace quanto Grant ma sul suo account Twitter troneggia la gigantografia della Union Jack.
Al contrario di Hugh Grant, festeggia l'attore e produttore Michael Cane, 86 anni, grande sostenitore della Brexit: «Preferisco essere un padrone povero che un servo ricco», ha ripetuto
in questi anni. E brinda, ma non a Prosecco, il Re pro-Brexit dei pub, Tim Martin, proprietario della catena Whetherspoon. Faceva il tifo per Farage ma intanto le sue azioni, con la vittoria dei Tory, sono salite del 10%.
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