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"Era provato...". La verità sulle dimissioni di Napolitano

La riconferma di Sergio Mattarella al Quirinale riporta alla memoria il secondo mandato di Giorgio Napolitano. Giovanni Matteoli, collaboratore ed amico dell'ex capo dello Stato, svela i retroscena

"Era provato...". La verità sulle dimissioni di Napolitano

A complimentarsi con Sergio Mattarella per la riconferma al Quirinale è stato anche un altro ex presidente della Repubblica, vale a dire Giorgio Napolitano, che non ha mancato di contattare telefonicamente il capo dello Stato. A raccontarlo al quotidiano Domani è Giovanni Matteoli, amico e collaboratore dell'ex presidente, che spiega come Napolitano abbia seguito con attenzione tutto lo svolgimento dell'elezione per il Quirinale.

Proprio come Mattarella, anche Napolitano nel 2013 aveva concluso il proprio incarico, ma era stato poi riconfermato con un secondo mandato. Giovanni Matteoli riferisce che a quel tempo Giorgio Napolitano non prevedeva di ricoprirere ancora una volta la carica di presidente, e non solo per ragioni istituzionali. "La lunga durata del mandato presidenziale sconsiglierebbe un bis, che all'epoca non si era mai verificato. Sul piano politico poi era rimasto deluso dall'incoerenza e dall'inconcludenza delle forze politiche che avevano prima sostenuto il governo Monti e promesso riforme costituzionali ed elettorali, poi ne avevano ostacolato l'azione", racconta Matteoli. "Inoltre vi erano le difficoltà personali: l'età, le condizioni fisiche, la stanchezza", aggiunge.

Le ragioni che portarano Napolitano a cambiare idea furono sostanzialmente due, precisa il suo amico e collaboratore: il fallimento dell'intesa bipartisan su Franco Marini e su Romano Prodi, con tanto di richiesta di bis da parte dei partiti e dei presidenti delle Regioni, ed il momento di difficoltà nel quale si trovava l'Italia, con lo spread elevato. Da qui la decisione di restare al Quirinale, malgrado tutto fosse stato preparato per il trasloco.

In seguito alla propria rielezione, Sergio Mattarella ha parlato di mandato pieno. Giorgio Napolitano, invece, si dimise dopo due anni. Matteoli spiega che a quel punto il presidente della Repubblica era "stanco e provato". "Il governo Renzi era saldamente in carica, il paese poteva contare su una relativa stabilità. La macchina istituzionale era stata rimessa in moto. Decise di aspettare la fine del semestre di presidenza dell'Ue e si dimise il giorno dopo", ricorda Matteoli.

Ingeneroso, secondo il fidato collaboratore dell'ex capo dello Stato, il paragone fra gli applausi ricevuti da Napolitano ("segno di inganno e ipocrisia") e da Mattarella ("segno di gioia e sollievo") durante i loro rispettivi discorsi di reincarico. "La rielezione del 2013 rimise in moto il dialogo tra le forze politiche, nonostante le posizioni distoniche dei Cinque stelle", ricorda Matteoli.

La scelta di riconfermare Napolitano al Quirinale, cosa che ha costituito un precedente, fu dettata da condizioni speciali: la maggioranza non stava trovando un'intesa, i candidati del centrosinistra (Marini e Prodi) non avevavo ottenuto abbastanza consensi.

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