Erdogan compra i media d'opposizione

Un gruppo vicino al «Sultano» acquista le ultime voci libere del Paese

Erdogan compra i media d'opposizione

Sultano scatenato, e non solo in campo militare. Mentre le armate turche prendono il controllo della roccaforte curda siriana di Afrin e si preparano a estendere l'offensiva «antiterroristica» al resto della Rojava curda oltre il confine sud della Turchia, Erdogan si avvia a completare un'altra sua censurabile impresa: quella dell'asservimento dei giornali del suo Paese alla linea da lui dettata.

L'operazione era già cominciata all'indomani del fallito golpe del luglio 2016 e continua a tutt'oggi con gli arresti di centinaia di giornalisti non allineati con il partito Akp al potere e la «normalizzazione» della linea editoriale di quotidiani fino a due anni fa ostili a Erdogan, come ad esempio Zaman e le persecuzioni ai danni di testate indipendenti come Cumhuriyet. La notizia nuova (e inquietante) riguarda l'acquisto da parte di un gruppo di imprenditori vicini al presidente-autocrate di Ankara di alcuni tra gli ultimi media indipendenti del Paese.

La cordata del gruppo Demiroren - che è guidata da Yildirim Demiroren, presidente della squadra di calcio del Besiktas e anche della Federcalcio turca, avrebbe dunque acquistato per una cifra che si aggira sul miliardo e 200 milioni di dollari giornali e televisioni che fanno capo al Dogan Media Group, controllato dal magnate Aydin Dogan. Ne fanno parte Hürriyet, uno dei più diffusi quotidiani turchi, Posta, giornale caratterizzato (finora) da una linea editoriale laica, il giornale sportivo Fanatik e le due televisioni Cnn Turk e Kanal D.

Si viene così a determinare un'evidente concentrazione mediatica nelle mani del capo dello Stato che sta trasformando la democratica Turchia in una autocrazia di ispirazione islamica e di ambizioni «ottomane». I media del gruppo di Dogan, infatti, erano ormai tra gli ultimi a sfuggire all'asservimento al potere centrale, e proprio perché ancora osavano muovergli delle critiche finivano spesso nel mirino del governo. A poco era servito ammorbidire i toni dopo il fallito colpo di Stato: Erdogan aveva chiaramente deciso di cogliere l'occasione stoltamente offerta dai suoi incapaci nemici in divisa per sferrare il colpo fatale all'indipendenza delle istituzioni che ancora si frapponevano tra lui e la conquista di un potere assoluto: le forze armate, la magistratura, il mondo della cultura e, appunto, quello dell'informazione.

Il gruppo Demiroren, che secondo alcune fonti avrebbe ricevuto per finalizzare questa operazione l'aiuto anche di un partner straniero, ha già messo sotto il suo controllo

altri due importanti giornali, Milliyet e Vatan, la cui linea editoriale è stata debitamente riallineata.

Inutile dire che da quando la notizia si è diffusa, il titolo Demiroren è schizzato verso l'alto alla Borsa di Istanbul.

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