Fedele al programma tracciato da qui al 16 aprile, quando conta di ottenere poteri pressoché assoluti nel referendum sul presidenzialismo a tale scopo organizzato, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan continua a fare la cosa che meglio gli riesce: provocare i partner stranieri e attizzare gli istinti nazionalistici dell'opinione pubblica del suo Paese.
Bersaglio preferito dell'aspirante sultano di Ankara (passata in secondo piano l'Olanda già ampiamente insultata) resta la Germania, «colpevole» di non aver autorizzato sul suolo patrio i comizi referendari del partito islamico al potere. Un portavoce della presidenza di Ankara ha tra l'altro annunciato l'intenzione di cercare di far tenere in Germania altri comizi a ministri turchi, il che ovviamente non mancherà di alzare ulteriormente la tensione con Berlino. In quelli che sta tenendo in Turchia, Erdogan si abbandona a toni incendiari: rivolgendosi retoricamente alla cancelliera tedesca Angela Merkel - ad esempio - ha detto in televisione «stai usando metodi nazisti contro i miei concittadini turchi e i miei ministri»: è l'ennesima volta, incurante dell'indignazione che un simile linguaggio suscita in Germania.
Berlino viene ormai considerata una sorta di nemico pubblico dalle autorità turche, che pretende di vedervi un complice nelle attività terroristiche condotte nel loro Paese. Solo ieri se ne sono avuti altri diversi esempi. Rispondendo al capo dell'agenzia d'intelligence tedesca Bnd secondo il quale Ankara non è riuscita a provare che il religioso Fethullah Gülen abbia orchestrato il fallito golpe dello scorso luglio, il portavoce della presidenza di Ankara, Ibrahim Kalin, ha sostenuto che le sue frasi provano che Berlino sostiene la rete che ormai in Turchia viene chiamata tout court «organizzazione terroristica gülenista». Il ministero degli Esteri turco ha anche convocato l'ambasciatore tedesco ad Ankara per protestare contro la manifestazione di sabato a Francoforte nella quale circa 30mila curdi hanno sfilato mostrando anche bandiere del Pkk, il cui leader Abdullah Ocalan è in un carcere turco da 18 anni per terrorismo.
Ma la bordata più forte contro la Germania «complice dei terroristi in Turchia» è arrivata con l'annuncio fatto da Erdogan in persona dell'imminente processo a carico di Deniz Yücel, il corrispondente del quotidiano berlinese Die Welt in Turchia. Yücel - ha detto con i suoi soliti toni tribunizi il presidente turco - «è un agente terrorista e grazie a Dio è stato arrestato» e sarà processato dalla «magistratura indipendente turca»: sottolineatura non casuale, visto che dopo il 15 luglio migliaia di magistrati turchi sono stati epurati con l'accusa di vicinanza ai golpisti. È utile ricordare che Deniz Yücel ha il doppio passaporto tedesco e turco, e che si trova in carcere dallo scorso 27 febbraio con le gravi accuse di «propaganda a sostegno di un'organizzazione terroristica» e «incitamento alla violenza pubblica», per le quali rischia 10 anni di reclusione. Erdogan lo ha già definito nei giorni scorsi «agente tedesco» nonché «membro del Pkk».
Per Erdogan si è aperto anche un fronte danese.
Oggi il ministro degli Esteri di Copenaghen chiederà ragione all'ambasciatore turco dell'etichetta di «traditori» affibbiata a un deputato danese di origine turca e a un suo ex collega per aver criticato la repressione da parte del governo di Ankara a seguito del fallito golpe. I due ora temono ritorsioni se si recheranno in Turchia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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