Una federazione del centrodestra, con un contratto di governo in pochi punti, è un'ottima idea. Un partito unico invece no. Questo è il giudizio di Pierluigi Battista, storico editorialista della Stampa poi del Corriere e oggi firma dell'Huffington Post. «Primo punto, le fusioni a freddo non esistono in politica e soprattutto nella sensibilità degli elettori. Non hanno mai funzionato. Non funzionerebbe neanche questa volta».
Secondo punto?
«La storia insegna che hanno sempre esiti molto negativi. L'esempio più classico è quello del Psi che si unì al Psdi nel '66, un'operazione che sulla carta aveva un senso ma poi ebbe un risultato catastrofico, tanto è vero che tornarono separati e nessuno nel Psi, tantomeno Craxi, parlò mai più di rifarlo. Anche il Pd in fondo è stata una fusione a freddo tra Ds e Margherita, con gli esiti elettorali e soprattutto i problemi di leadership che conosciamo bene. Ma Berlusconi dovrebbe saperlo più di tutti, avendo già sperimentato il partito unico con il Pdl».
Per un po' però funzionò.
«Il primo predellino funzionò perché Berlusconi era forte, l'idea di un partito unico arrivava in uno schieramento che era già ampiamente guidato dalla sua leadership, mentre Fini e Bossi erano i numeri 2 e 3. Quella spinta diede entusiasmo e fu un elemento di fortissima semplificazione. Poi però il Pdl affondò perché era una sommatoria di due partiti, non una vera fusione. Ma non c'è mai stato un esempio in Italia di avvenuta fusione positiva. Per il semplice fatto che non viviamo in un sistema bipartitico, al massimo siamo stati un sistema bipolare e ora non siamo più nemmeno quello. Storicamente in Italia esiste una fortissima componente identitaria, e questa identità è difficile da sciogliere in un unico calderone. L'elettore di Forza Italia è diverso da quello della Meloni e quello leghista è un'altra cosa ancora. E questo è qualcosa che resta».
Quindi cosa spinge Berlusconi in quella direzione?
«Due ordini di motivi, uno nobile e uno più tattico. Quello nobile è l'idea di dare uno scossone, appunto un predellino 2. Quello più contingente è che alle elezioni Forza Italia rischia di ottenere una pattuglia risicata di parlamentari e confluendo in un partito unico eviterebbe questo rischio. Ma è un boomerang. Buona parte elettorato di forza Italia oggi non vorrebbe essere guidata da Meloni o Salvini. Quello si chiama centrodestra, se tu lo schiacci sulla destra che vale il 40%, è scontato che la leadership sarà di quell'area. Ma l'elettorato moderato vuole un centrodestra che sui temi sollevati dal ddl Zan dialoghi con la Chiesa, non con Orban o la Le Pen».
Sta dicendo che sarebbe addirittura controproducente per Fi fondersi in un partito unico?
«Certo, sarebbe un errore, una manifestazione di paura politica. Berlusconi è un elemento fondamentale del Ppe, che è al governo dell'Europa. A Fi conviene mantenere questa identità, anche se è complicato. Fondersi con la Lega rischia di confondere e perdere il suo elettorato che non ha voglia di essere guidato da Salvini, perché un conto è votare un'alleanza con Salvini un altro è trovarselo come leader. Berlusconi è sempre stato un esponente fortissimo del centrodestra liberale, poi lo presentarono come il nuovo fascismo ma era propaganda, non è mai stato una minaccia per la democrazia. Mentre Orban sì, e il Ppe vuole liberarsi di questo fardello. È una identità che differenzia Forza Italia dalla destra di Salvini e Meloni e che Berlusconi deve preservare. E poi sono convinto che la destra da sola non vincerà mai».
Una federazione non avrebbe queste controindicazioni.
«Ma certo, infatti la federazione è una buona idea. Lo schieramento di centrodestra è una cosa che c'è, che esiste, che ha una storia che va avanti dal 1994. Mentre a sinistra non c'è, l'unità tra Pd e M5s è una chimera, quella dell'Ulivo è stata distrutta sul nascere. Anche per Prodi si diceva del partito unico dell'Ulivo, poi prima di arrivare a fare il Pd ci hanno messo un sacco di tempo, ed è finito nelle mani delle correnti, che poi erano i vecchi partiti che si organizzavano come correnti del nuovo partito. Quello che succederebbe nel partito unico del centrodestra.
Vogliamo chiamarlo Cdu, come dice Berlusconi? Bene, avresti la Cdu in cui hai la componente della Lega, quella della Meloni e quella di Fi, ognuna con il suo leader. Sono cose superate, dappertutto, dall'Europa fino a Israele, ci sono governi di coalizione tra partiti che mantengono la propria identità».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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