
Roma - «Ciau zu' Totò». Il boss è morto, viva il boss. La dipartita di Totò Riina scatena la solita gazzarra sui social, e tra troll, mafiosi da tastiera e webeti, salta fuori anche uno schieramento trasversale che rende onore al «boss dei boss» in quanto «simbolo dell'antisistema», tralasciando il dettaglio degli omicidi che il mai pentito padrino corleonese aveva sulla coscienza, a cominciare dalle stragi di Capaci e di via D'Amelio, a Palermo.
Ecco dunque che tra i commenti a un video su youtube che «omaggia» Riina, un tale Nico Paradiso decide di pontificare: «Chi non capisce il posto che ha occupato quest'uomo in Sicilia è un ignorante, sì un sanguinario e nessuno può giustificare quello che ha fatto, ma resta il fatto che un uomo solo è riuscito a prendere il potere assoluto su tutto e tutti compreso lo Stato e questo gli fa onore, oggi è giusto dire riposa in pace, non siamo il padre eterno per giudicare, quanti uomini intoccabili ancora oggi vivi hanno commesso reati ancor più gravi dei suoi». E non è certo il solo a fare del boss una sorta di improbabile Don Chisciotte. «RIP grande combattente, che Dio perdoni i tuoi boia», scrive Mirko Rys, che poi se la prende con qualcuno meno indulgente con la morte del mafioso, attaccandolo: «Italiota, continua a far la fila di fronte a Equitalia, e abbi rispetto per il dolore della perdita di un grande combattente». Stesso video, stessi toni anche per Cristiano («È mia opinione che era sempre meglio lui di certi politici in Parlamento, dai Renzi dai Boldrini è la giornata giusta»), e pure Tommaso Loconte decide di ricordare il corleonese come un paladino degli ultimi: «Se avevamo le palle che ha avuto Riina non eravamo in queste condizioni, a chiedere elemosina (lavoro) ai padroni e ad essere trattati da merde per una paga di merda». Andrea Rossi, addirittura, ne fa un maestro di vita: «Dobbiamo imparare da lui se vogliamo liberaci da questi dittatori bastardi». Il leitmotiv resta lo stesso su Facebook, dove una pagina dedicata al «Capo dei Capi» raccoglie inusitati omaggi al boss nel post dedicato alla sua morte: «Potete chiamarlo assassino come volete - commenta Erasmo Scalici - ma per qualche palermitano rimane un eroe perché a tante ma tante famiglie gli levò la fame in bocca, famiglie con bambini che sognavano la notte un pezzo di pane... prendeva appalti e dava lavoro a molti operai». E, immancabile, c'è chi pur non santificando Riina ringhia contro la «casta»: «Quando festeggeremo anche la cacciata dei nostri politici dal governo? (...) Facciamo una rivolta popolare per sovvertire questo governo parassita». Antonio Fiore saluta il «grande zio Totò», e aggiunge che «senza di loro (i mafiosi, si presume, ndr) l'Italia è fallita».
Anche sulla pagina Facebook «O' Sistema», che si dice «a sostegno dei carcerati e delle carcerate», non mancano i fan da tastiera del boss mafioso. Come Salvatore Marzia Dimitri, che concede che «Riina può essere anche un assassino», ma poi parte all'attacco: «E lo Stato? Tutti brava gente, criminali con la cravatta che buttano in mezzo la strada intere famiglie!». Bruno Malafronte rivela poi inediti retroscena, lamentando il cinismo dello Stato con Riina, «uomo d'onore fino all'ultimo respiro»: «Se lui parlava lo Stato era finito perciò non giudicate inutilmente, lo Stato italiano è vergognoso. Anzi loro hanno tradito Totò xché lo dovevano ringraziare mandandolo a casa x il suo umile silenzio». Insomma, siamo all'esaltazione web.
Assassino o no, come dice Giò Leo, «nessuno di noi può o deve giudicare, la realtà è tutta un'altra cosa, adesso ci sono i musulmani che fanno le stragi per lo stato al posto suo!!! Le vere condoglianze io le faccio al governo: Totò Riina con il suo silenzio vi ha parato il culo, governo di merda». E insomma l'uomo che inaugurò la stagione delle stragi di mafia se ne va all'altro mondo con i panni dell'eroe anticasta. Al peggio social non c'è mai fine.