Guerra in Ucraina

Escalation senza fine. Mosca annette il Donbass. Nord Stream, sfida Nato

Oggi l’annuncio del Cremlino. Draghi a Zelensky: "Referendum illegittimi". Quattro le falle nel gasdotto del Baltico. L’Alleanza: "Difenderemo le infrastrutture da ogni attacco". Helsinki chiude i confini.

Escalation senza fine. Mosca annette il Donbass. Nord Stream, sfida Nato

Un altro discorso alla nazione. Un altro passo verso l'escalation. Vladimir Putin parla oggi ai suoi concittadini e scala un nuovo gradino sulla scala dello scontro militare contro l'Ucraina e ideologico contro l'Occidente. Lo ha già fatto in occasione del riconoscimento delle repubbliche separatiste del Donbass il 21 febbraio, preludio del conflitto, all'alba del 24 febbraio per annunciare l'inizio della «operazione militare speciale», il 9 maggio alla parata della Vittoria, quando ha accusato la Nato di preparare un'invasione e definito la guerra «un atto preventivo contro la minaccia nucleare». Da ultimo una settimana fa, con l'annuncio della mobilitazione militare di 300mila riservisti.

Ogni discorso è stato pensato per segnare una tappa del conflitto e ha alzato l'asticella della nuova Guerra Fredda. Oggi l'occasione sarà l'annessione alla Russia di quattro territori ucraini, Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia, pari al 15-18% del territorio di Kiev, circa 4 milioni di abitanti sottoposti a «referendum farsa», come li ha chiamati il segretario di Stato americano Antony Blinken. Consultazioni con i fucili puntati, non riconosciute dalla comunità internazionale, che anche il nostro premier uscente, Mario Draghi, ha definito «illegali» al telefono con il presidente ucraino Zelensky, mentre il leader turco Erdogan, al telefono con Putin, li considera un «ostacolo al dialogo».

Eppure l'ingordigia russa si celebra oggi, nella Sala di San Giorgio, al Cremlino, con una cerimonia di firma dei trattati di adesione, alle 15 ora di Mosca (le 14 in Italia), e Putin protagonista e più tardi oratore, mentre «il popolo» festeggerà sulla Piazza Rossa. Un'occasione ghiotta per Zar Vlad, che rivendicherà un nuovo traguardo e tenterà di soffiare sul patriottismo dei russi, mentre Mosca continua a registrare difficoltà sul campo militare e assiste alla fuga di migliaia di cittadini, terrorizzati dall'idea di imbracciare le armi. Per questo la Federazione ha inasprito fino a 15 anni il carcere per i disertori e bloccato il rilascio dei passaporti per chi è richiamato alla leva, mentre i Paesi di confine, ultima ieri la Finlandia, hanno chiuso le frontiere ai russi.

«Le annessioni non hanno posto nel mondo moderno», commenta il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres. Gli fa eco Ursula von der Leyen, per conto dell'Ue: «L'attacco all'Ucraina è una nuova battaglia nella guerra lunga 25 secoli tra autocrazia contro democrazia. Il nostro compito è rafforzare ogni democrazia in Europa».

Il presidente Putin conferma l'analisi. Ieri ha ribadito la nostalgia per l'Urss e le accuse all'Occidente: «Il conflitto è il risultato del crollo dell'Unione Sovietica», ha dichiarato in videochiamata con i capi dell'intelligence dei Paesi della Csi, che riunisce le ex repubbliche sovietiche. «L'egemonia unipolare» «si sta inesorabilmente sgretolando» ma «l'Occidente rifiuta di accettarlo», «vuole scatenare un bagno di sangue». Il discorso del leader russo segna una nuova fase del conflitto, l'avvio di una guerra ibrida, la cui prova è nel sabotaggio dei gasdotti Nord Stream, 4 falle di cui la Russia è ritenuta responsabile. Mosca scarica le accuse al mittente e ricorda che l'azione è avvenuta in un territorio «pienamente sotto il controllo» delle agenzie di intelligence statunitensi, «un atto di terrorismo internazionale», insiste Putin. La Nato si dice pronta «a rispondere unita e con determinazione a qualsiasi attacco deliberato contro le infrastrutture critiche degli alleati», mentre Washington approva nuovi aiuti a Kiev per 12 miliardi.

A evocare lo scenario peggiore pensa l'ambasciatore russo negli Usa, Anatoli Antonov: «Mosca vuole credere che i rapporti con gli Stati Uniti non siano degenerati al punto da arrivare a un conflitto nucleare». Ma il clima è tesissimo. L'ambasciata italiana a Mosca ha invitato i nostri concittadini a valutare se lasciare la Russia, «considerata la più recente evoluzione del contesto internazionale e la crescente difficoltà nei collegamenti aerei». E dalla Cina arriva un messaggio: siamo pronti ad «aumentare la comunicazione strategica militare con Mosca». Per «la pace mondiale». Ma anche per un «nuovo tipo di relazioni internazionali» che si oppongono «all'egemonismo e alla politica di potere».

L'Occidente è avvisato.

Commenti