Coronavirus

È esperto di virus informatici il primo italiano ammalato

Ha 29 anni, da tre è in California per un dottorato in cybersicurezza. Era a Wuhan con la fidanzata

È esperto di virus informatici il primo italiano ammalato

Roma Un genio dell'informatica. Eccolo il primo italiano colpito dal virus, un 29enne del Politecnico di Milano da tre anni in California per un dottorato sulla cyber sicurezza. Era arrivato da appena un giorno a Wuhan il giovane emiliano, originario di Luzzara in provincia di Reggio Emilia. Avrebbe voluto trascorrere una breve vacanza in occasione del Capodanno cinese assieme alla sua fidanzata, una giovane della regione di Wuhan. Poco più di 24 ore in Cina, quanto basta per contrarre il virus, poi il rimpatrio forzato con gli altri 55 connazionali atterrati a Pratica di Mare e portati direttamente all'interno della struttura alla Cecchignola per la quarantena.

Il giovane prima di essere trasferito allo Spallanzani perché positivo ai test sul coronavirus ha contattato i suoi genitori che vivono nella cittadina tra Mantova e Carpi. Il padre, un chirurgo di Guastalla, sempre in Emilia, dopo aver parlato con il sindaco di Luzzara, si è chiuso in uno stretto riserbo. «In accordo con mio figlio non rilascio dichiarazioni» scrive il professionista in un messaggio. «Ho sentito il padre - posta su Facebook Andrea Costa, sindaco di Luzzara -, che mi ha dato, fortunatamente, notizie confortanti. Il ragazzo sta bene ed è asintomatico. Il ragazzo - spiega ancora il primo cittadino del paesino di ottomila abitanti - era in Cina per motivi di svago e da lì è stato direttamente rimpatriato con tutte le misure precauzionali del caso. Al momento si trova in isolamento allo Spallanzani di Roma. Un abbraccio grande a lui e a tutta la sua famiglia».

Il primo italiano affetto dal nuovo virus, però, non vive a Luzzara da anni. Almeno da quando nel 2017 ha iniziato il dottorato di ricerca all'Università di Santa Barbara, California. In paese non lo ricordano in molti. «Sono qui da nove anni e non l'ho mai visto» racconta il parroco della chiesa di San Giorgio, don Piergiorgio Torreggiani, che ha inviato un messaggio di vicinanza ai genitori del giovane. «Sono persone impegnate in parrocchia, conosciute e inserite nella comunità. Ho scritto al padre per dirgli che gli siamo vicini e preghiamo per loro» aggiunge il sacerdote. Al bar della piazza principale, dove si trova la torre civica, invece se lo ricordano. «Tornerà qui una o due volte l'anno - dicono -, come tutti quelli nati qui ma andati via per lavoro». Sono loro i primi ad aver saputo, attraverso vari social, che un concittadino era fra le persone contagiate. Il trentenne, dal canto suo spiega agli altri del gruppo in isolamento alla Cecchignola: «Sto bene, mi sento tranquillo. Al momento non ho nessun disagio particolare».

Secondo i medici il ricercatore avrebbe febbre lieve e una congiuntivite. Da ieri è in terapia con farmaci antivirali. Non presenterebbe problemi seri alla vie respiratorie o tosse, come i due coniugi cinesi di 55 e 56 anni ricoverati già dal 30 gennaio allo Spallanzani. Ironia della sorte: il giovane ricercatore ha una grande passione per la sicurezza informatica in ogni aspetto. A cominciare dai test per la realizzazione di antivirus per computer, in particolare il giovane si occupa di test per l'analisi binaria dei malware che infettano i sistemi informatici. Membro dello Shellphish team, i suoi studi partecipano a vari meeting di esperti mondiali sulla sicurezza. Il giovane colpito dal coronavirus avrebbe, in particolare, messo a punto dei sistemi nascosti per sconfiggere i malware invasivi. A Roma, intanto, è psicosi coronavirus. A piazza Vittorio, all'Esquilino, la China Town capitolina, dai negozi sono praticamente scomparse le mascherine. Farmacie, empori, ferramenta: sono andate a ruba e non è rimasta nemmeno una.

SVla

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