Esplode palazzo a Sesto San Giovanni: un piano sventrato e 6 persone ferite

Le famiglie residenti sono stati evacuate. La giunta le ha sistemate in albergo

Esplode palazzo a Sesto San Giovanni: un piano sventrato e 6 persone ferite

Milano «Ero a letto, in casa con me c'erano mia madre e mio fratello, abitiamo in un appartamento al secondo piano. Quando ho sentito il boato sopra di noi ho guardato l'orologio, erano esattamente le 4.59, un dettaglio che credo non dimenticherò facilmente. Siamo corsi fuori, gridavano tutti. Alcuni sono fuggiti subito dopo lo scoppio, gli altri sono stati aiutati dai vigili del fuoco. Si, è un vero miracolo se siamo ancora tutti vivi».

Christian Borrero è un operaio di 26 anni con una cuffia calata in testa alla bene e meglio e gli abiti improvvisati di chi sembra scappato da casa senza guardarsi indietro. E, come lui, dando anche solo un'occhiata alla sua abitazione - nella palazzina privata di cinque piani di via Villoresi 78, alla periferia su di Sesto San Giovanni - viene da pensare a un intervento sovrannaturale. Un appartamento all'ultimo piano infatti è stato sventrato da uno scoppio forse provocato da una fuga di gas. La caldaia attaccata al muro sembra essere stata strappata, le macerie, vetri e calcinacci, sono stati «sparati» dall'esplosione anche a 150 metri di distanza, raggiungendo addirittura un'abitazione nella strada retrostante e parallela a quella dov'è avvenuto lo scoppio, in via Monte San Michele 68. Ma non ci sono morti. Chi ha avuto la peggio (ma non ha mai perso conoscenza) è l'uomo che vive da solo nell'abitazione interessata dallo scoppio, un 73enne, finito all'ospedale Niguarda di Milano con ustioni di secondo grado su più parti del corpo. È lui che, non accorgendosi della perdita, avrebbe acceso la luce con un gesto abitudinario e meccanico, cioè spingendo l'interruttore. Questa l'ipotesi più concreta, verosimile. «Tuttavia è ancora troppo presto per escludere al cento per cento che non si sia trattato di un gesto volontario» spiega il sindaco di Sesto, Roberto Di Stefano, subito sul posto dell'incidente insieme al suo staff e alla consigliera del Comune di Milano di Forza Italia Silvia Sardone.

All'ospedale San Raffaele è stata portata una famiglia di albanesi che abitano nella casa accanto a quella dell'anziano: un uomo di 35 anni e i suoi genitori di 68 e 62 anni, mentre la moglie 33enne e il figlioletto che compirà un anno a marzo, sono ricoverati sempre al Niguarda. Tutti in codice giallo, tutti con escoriazioni più o meno grandi, ma nulla di più. Quindi ci sono state 24 persone evacuate e la giunta ha subito provveduto a farle ospitare in albergo, al caldo: ieri non c'era particolarmente freddo, ma la palazzina di via Villoresi resterà inagibile per chissà quanto. Intorno a mezzogiorno, infatti, un solaio dell'ultimo piano che con il trascorrere delle ore si era pericolosamente inclinato, è crollato e le travi si sono abbattute sulle strada, dove i vigili del fuoco, dopo aver fatto recintare la zona ed essersi assicurati che nel condominio non ci fosse più nessuno, avevano già fatto spostare le poche auto ancora rimaste parcheggiate e non coinvolte nell'esplosione.

In tutta questa vicenda c'è una certezza: carabinieri, polizia, vigili del fuoco e polizia locale ieri sul posto sanno benissimo che se adesso possiamo parlare solo di «tragedia sfiorata» gran parte del merito va al cemento armato di cui è fatta la palazzina.

È invece di ben sei feriti gravi il bilancio dell'esplosione di una caldaia esterna a una struttura a un piano adibita a uffici e dotata di una piccola abitazione per il custode avvenuta sempre ieri mattina ma intorno alle 10 nel kartodromo di via Curiel a Rozzano (Milano). Il meno grave - un 53enne, barista della pista outdoor e rimasto ustionato al 18% del volto - è intubato nel reparto di rianimazione del Niguarda.

Hanno il 40% del corpo ustionato e la teca cranica fratturata invece il custode del kartodromo, un gambiano e un suo amico, ricoverati alla clinica Humanitas di Rozzano. I due, insieme ad altri tre pazienti meno gravi, aspettano di essere trasferiti al centro specializzato di Parma.

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