«La patrimoniale sopra i 500mila euro è inaccettabile: sarebbe una decisione folle che finirebbe per bloccare ulteriormente gli investimenti e la crescita del Paese in questo momento già assai drammatico». Il presidente nazionale della Fapi (Federazione autonoma piccole imprese), Gino Sciotto, ha bocciato l'iniziativa dei deputati di sinistra Nicola Fratoianni (nella foto) e Matteo Orfini. «Chi pensa a questa misura economica come possibile soluzione - ha aggiunto - dimentica che potrebbe avviare una stagione di desertificazione con la decapitazione di molte imprese e il trasferimento di capitali all'estero». La patrimoniale, conclude Sciotto, «condurrebbe, inevitabilmente, alla morte tante piccole e medie imprese».
«Puntuali, arrivano le rassicurazioni: la patrimoniale virtuale, quella sostitutiva dell'Imu, non si farà. La patrimoniale reale, invece, e cioè l'Imu, ce la teniamo. Fine del giochino del weekend, per gli italiani non cambia nulla: il 16 dicembre arriva il secondo salasso Imu», ha scritto su Twitter il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa. Stesso discorso per il docente dell'Università Milano-Bicocca, Andrea Giuricin. «La patrimoniale esiste e si chiama Imu: oltre 200 miliardi di euro di tassazione dal 2011», ha commentato ricordando che «in Italia la tassazione è già troppo elevata ma non si pensa a ridurre gli sprechi come Alitalia e Atac», la municipalizzata dei trasporti di Roma che è una vera e propria idrovora di risorse pubbliche.
È il caso, dunque, di pensare a cosa accadrebbe se il sogno della sinistra di attuare il principio dell'equità sociale mediante il prelievo sui patrimoni si realizzasse. L'idea di Fratoianni & C. è tassare il cumulo di beni mobili e immobili al netto delle passività finanziarie con un'aliquota dello 0,2% da 500mila euro a un milione, dello 0,5% tra 1 e 5 milioni, all'1% sopra i 5 milioni e del 2% sopra i 50 milioni, incamerando 18 miliardi di euro all'anno, cioè un gettito inferiore all'Imu sulle seconde case e al bollo sui conti correnti che dovrebbero essere soppressi (difficile visto le minori entrate rispetto alla situazione attuale). Ma la «falla» in questo sistema l'ha segnalata lo stesso Fratoianni sottolineando che il suo ispiratore è Thomas Picketty, l'economista neomarxista francese che sogna un accordo tra Stati per l'imposizione patrimoniale. Perché se i capitali vengono tassati eccessivamente, semplicemente «fuggono» dove trovano condizioni migliori. Ne consegue come buona parte di quei circa 5mila miliardi di euro che costituiscono la ricchezza mobiliare degli italiani si trasferirebbero ben presto in altre sedi. E, in quel caso, la morte per molte Pmi italiane sarebbe molto più di un'ipotesi perché i capitali fuoriusciti difficilmente ritornano per gli investimenti. Senza contare, come spesso segnalato da Confedilizia, come l'elevata tassazione Imu sulle seconde case abbia rappresentato un freno allo sviluppo della proprietà immobiliare rendendo meno conveniente l'allocazione dei propri risparmi nel mattone (non a caso «salvata» da escamotage come la cedolare secca).
Un altro argomento che i fan della patrimoniale utilizzano è la sua applicazione in Francia e Spagna dove è stata introdotta con l'ultima manovra del governo di sinistra Psoe-Podemos del premier Sánchez.
Oltralpe l'imposta sugli immobili (più alta per i più ricchi) vale una decina di miliardi, ma la versione precedente (l'Isf, una vera patrimoniale) è stata una sciagura. Ora toccherà a Madrid sperimentare i venefici effetti del pauperismo.
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