Esposito via dalla magistratura. Il padre condannò Berlusconi

La sezione Disciplinare del Csm espelle il procuratore: avrebbe abusato dei suoi poteri per ottenere un attico

Esposito via dalla magistratura. Il padre condannò Berlusconi

Una storia imbarazzante: un attico nel cuore di Milano a un prezzo di favore. Una macchia che ora costa a Ferdinando Esposito, pm a Milano prima di essere trasferito a Torino, l'espulsione dalla magistratura.

Esposito junior, figlio di Antonio, presidente del collegio che aveva condannato Berlusconi in cassazione, era finito sotto processo per quella vicenda in cui le ragioni della professione erano state piegate alle pretese della vita privata. Giovedì scorso, la Disciplinare del Csm, presieduta dal vicepresidente David Ermini, affronta finalmente il caso, rinviato più volte, e dà a Esposito la sanzione più pesante: la rimozione dall'ordine giudiziario.

Sulla carta l'ex pm di rito ambrosiano può ancora giocare la carta dell'appello per ribaltare quel verdetto. Si vedrà: il cartellino rosso è una pena molto rara nella faretra dei giudici disciplinari; di solito gli incolpati se la cavano con punizioni più modeste: l'ammonimento o la censura. Altre volte si infligge la perdita di anzianità e solo nelle situazioni più spinose si arriva alla misura estrema della radiazione. Questa volta però il tribunale delle toghe avrebbe agito seguendo un automatismo previsto dalla legge dopo una condanna penale, esattamente come quella che aveva colpito Esposito.

I fatti risalgono al periodo compreso fra il 2012 e il 2014: Esposito avrebbe abusato dei suoi poteri facendo pesanti pressioni sull'imprenditore Michele Morenghi: così avrebbe avuto l'attico a due passi dal Duomo al prezzo di 32mila euro l'anno. Per spuntare una cifra così vantaggiosa, Esposito avrebbe fatto balenare a Morenghi possibili scenari catastrofici: «Nell'esercizio della propria attività» di pm «avrebbe potuto trovarsi a trattare procedimenti penali aventi ad oggetto» proprio l'integratore prodotto dalla Double di Morenghi. Di più, avrebbe potuto «procedere al suo sequestro», facendo capire a Morenghi «che all'interno della procura può capitare di tutto all'azienda con l'inchiesta sbagliata». E in effetti, Esposito lavorava all'epoca al VI dipartimento della Procura di Milano, quello che tratta, fra l'altro, i reati in materia alimentare e farmaceutica.

Un cortocircuito perfetto, almeno nella prospettazione dell'accusa che aveva evidenziato le forzature e il comportamento disinvolto, ben oltre i confini della deontologia e del codice penale.

In realtà, sul piano penale la querelle si è trascinata per molti anni, congelando di fatto anche il procedimento disciplinare.

Due le contestazioni, ma una sola ha resistito alle sentenze e alla obiezioni di un iter giudiziario lungo e complesso: l'induzione a dare o promettere utilità, prevista dall'articolo 319 quater, introdotto con la riforma Severino. Così, la pena, fissata in prima battuta a 2 anni e 4 mesi, si è via via ridimensionata fino a scendere a 10 mesi e 20 giorni. Poco, molto meno di quanto stabilito in primo grado, ma sufficiente per dover passare dalle forche caudine della Disciplinare. E qui si è chiusa bruscamente la carriera del magistrato amico di Nicole Minetti, l'igienista dentale al centro dell'inchiesta su Ruby e le cene eleganti ad Arcore.

A complicare le cose, dunque, la notorietà del personaggio e l'appartenenza ad una famiglia assai nota nella corporazione togata: lo zio Vitaliano è stato fino al 2012 procuratore generale della Cassazione; il padre Antonio, invece proprio nel 2013 presiede in Cassazione il collegio della sezione feriale che condanna il Cavaliere per frode fiscale. Il Paese è spaccato, le polemiche divampano e salgono ancora quando Esposito senior anticipa le motivazioni del verdetto, ancora da scrivere, in un'intervista al Mattino.

Passano gli anni. Antonio va in pensione, sempre inseguito dalle rivelazioni su quella sentenza che aveva messo fuori gioco il Cavaliere; il processo disciplinare del figlio è sempre bloccato, nell'interminabile rimpallo di quello penale.

Poi la sentenza diventa definitiva e giovedì tocca alla Disciplinare che stabilisce la pena massima.

In realtà, un secondo filone è ancora aperto e la Disciplinare dovrebbe trattarlo nei prossimi mesi. Quasi scontato l'appello di Esposito junior alle sezioni unite civili: una mossa che potrebbe fermare, almeno per ora, la sua uscita di scena.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica