Fabrizio Boschi
Cinque giorni prima della risoluzione di Banca Etruria, che ha portato all'azzeramento di obbligazioni ed azioni dei risparmiatori, i commissari di Banca d'Italia, che già vigilavano l'istituto, hanno ceduto più di 300 milioni di crediti deteriorati al Credito fondiario-Fonspa ad un prezzo stracciato: poco più del 14% del valore nominale. Come mai?
Questa operazione ha causato alla vecchia Banca Etruria un'ulteriore ed inutile perdita di 70 milioni di euro. Soldi che «avrebbero permesso di rimborsare tutti gli obbligazionisti esclusi dal rimborso» automatico disposto dal governo per i risparmiatori che rispettano certi parametri. A sostenerlo sono, l'Associazione Vittime del Salva-Banche e l'Associazione Amici di Banca Etruria, i cui presidenti, Letizia Giorgianni e Vincenzo Lacroce, hanno presentato venerdì scorso al procuratore capo di Arezzo, Roberto Rossi, un esposto che chiede la revocatoria della cessione di 302 milioni di sofferenze all'istituto controllato dalla Tages Holding di Panfilo Tarantelli e partecipato, tra gli altri, da Alessandro Benetton e Umberto Quadrino.
Fonspa si è aggiudicata quel pacchetto di prestiti difficili da recuperare, il 17 novembre 2015, solo cinque giorni prima del crac. Alla sua guida si sono succeduti soggetti a dir poco controversi: Piero Gnudi, ex presidente Enel ed ex ministro del governo Monti; l'economista Lorenzo Bini Smaghi, ex componente del board della Bce, numero uno di Snam e di Société Génerale, da poco nominato presidente della sempre più potente Chianti Banca, destinata a ricoprire gli spazi lasciati scoperti da Banca Etruria e Mps, con l'ambizione di diventare il centro aggregatore di un polo bancario toscano; e il presidente dello Ior, Jean-Baptiste Douville de Franssu. Nell'esposto si spiega che «la svalutazione delle sofferenze cedute è stata dell'86% mentre quella in sede di risoluzione è stata del 78% e Banca d'Italia, al momento della ratifica del contratto con Fonspa, conosceva già entrambi i valori, ma ha proceduto comunque alla cessione, creando questa enorme perdita». Come se «si vendesse un immobile a 3 milioni sapendo già che dopo 5 giorni si potrebbe cedere al valore minimo di 8 milioni», spiega Giorgianni. Nell'esposto viene chiesto anche il ricalcolo del «buco» di Banca Etruria, nella speranza che spuntino risorse con cui risarcire i risparmiatori.
Ad occuparsi della cessione dei crediti deteriorati è stata una società che, guarda caso, è presieduta dallo
stesso Bini Smaghi: la Société Générale (azionista di Chianti Banca), banca d'affari francese nominata da Banca d'Italia advisor per la vendita di Banca Etruria (cioè sceglierà l'acquirente). Il cerchio (magico) si chiude.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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