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Europa bloccata dal politically correct: l'Italia prova a fermare da sola l'invasione

Il governo usa la diplomazia in Libia e Tunisia per tamponare l'emergenza

Europa bloccata dal politically correct: l'Italia prova a fermare da sola l'invasione

L'Italia prova a fare da sola per tamponare l'emergenza migranti, che in estate assumerà dimensioni drammatiche. E fa bene perchÉ l'Europa rimane lenta e troppo legata al politicamente corretto. Per la Tunisia abbiamo stanziato 110 milioni di euro compresa una fetta per motovedette ed equipaggiamenti. Non solo: da mercoledì è sbarcato a Roma il generale Khalifa Haftar, l'uomo un po' meno forte della Cirenaica, ma sempre cruciale per fermare le partenze con i maxi pescherecci che imbarcano fino a 700 migranti illegali alla volta.

I numeri parlano chiaro: da gennaio gli sbarchi in Italia sono già 42.405. Il flusso principale, oltre la metà del totale, arriva dalla Tunisia con 24.383 migranti fino al 2 maggio. Un incremento di oltre il 1.000% rispetto ai 2.201 arrivi dello scorso anno. Si tratta in gran parte di sub sahariani mentre i tunisini sono meno di uno su dieci.

Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani dichiara che «l'Italia conferma il suo ruolo cardine a sostegno della Tunisia a tutto campo. Un nuovo, concreto, gesto è rappresentato dalla decisione di assicurare risorse aggiuntive alla collaborazione in ambito migratorio per accompagnare le autorità tunisine nella gestione di un fenomeno che vede i nostri Paesi uniti nel combattere le reti di trafficanti di esseri umani».

L'Europa è in ritardo e l'Italia, nel suo piccolo, prova a fare da sola. Dopo l'incontro con il ministro degli Esteri tunisino Nabil Ammar, il vice presidente Tajani ha disposto un ulteriore stanziamento di 10 milioni di euro. Da novembre ad oggi sono stati forniti decine di veicoli fuoristrada e si prevedono ulteriori acquisizioni di motovedette, mezzi e strumentazione per 6,5 milioni di euro. Tre milioni sono destinati ai rimpatri volontari. Non sono cifre enormi, ma si aggiungono al fondo già approvato di 50 milioni di euro per il bilancio dello Stato tunisino e altri 50 per le piccole e medie imprese con l'obiettivo di frenare la grave crisi economica e sociale.

Anche il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, è in prima linea. Oggi al Viminale si riunisce il Gruppo di lavoro italo-tunisino per la lotta all'immigrazione irregolare.

L'altro fronte dei migranti riguarda la Libia. Tajani ha incontrato mercoledì sera Haftar in visita a Roma. Poi il generale ha visto per due ore, a Palazzo Chigi, la premier Giorgia Meloni oltre ai ministri dell'Interno e della Difesa. Il tema centrale riguarda «la crescita senza precedenti del fenomeno migratorio verso l'Italia». Dalla Libia arriva il secondo flusso, in termini numerici. Fino al 2 maggio sono sbarcati a casa nostra 16.637 migranti, un aumento del 166% rispetto allo scorso anno.

Più della metà dei nuovi arrivi, circa 10 mila (soprattutto egiziani, bengalesi e siriani) è partito dalla Cirenaica dominata da Haftar. Il generale gode del sostegno del Cremlino e del gruppo paramilitare russo Wagner. Non solo: Haftar è considerato vicino ad uno dei due contendenti della guerra in Sudan, il generale Mohammed Dagalo. Armi sarebbero transitate, con la supervisione russa, dalla Siria al Sudan via base aerea di Kufra controllata da Haftar nel sud della Libia.

Il generale smentisce, ma le ostilità hanno provocato la fuga di 800mila persone, che in parte potrebbero puntare alla Libia per imbarcarsi verso l'Italia.

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