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In Europa dem e 5s si dividono. E la manovra torna a rischio

Giallorossi spaccati a Strasburgo sull'utilizzo del Mes. Il centrodestra: no a uno scostamento a scatola chiusa

In Europa dem e 5s si dividono. E la manovra torna a rischio

Finiti i festeggiamenti e archiviata la standing ovation, si cambia scenario e ci si sposta a Bruxelles. Un teatro dove la narrazione e la rappresentazione appaiono improvvisamente diverse da quelle nostrane e in cui avvengono due cose. La prima è che il Parlamento europeo si dimostra tutt'altro che entusiasta dell'accordo sul Recovery fund. E la seconda che Pd e Cinquestelle si trovano su sponde opposte rispetto all'utilizzo del Mes. Sì, perché i due partiti uniti al governo in Italia votano in modo diverso su un emendamento che chiedeva di respingere l'utilizzo di questo discusso strumento. A favore si schierano Lega, Fratelli d'Italia e Movimento cinque stelle. Contribuiscono alla sua bocciatura Pd, Azione, Italia viva e Forza Italia.

Sul Recovery fund invece l'Europarlamento approva una risoluzione che pur apprezzando gli sforzi esprime molte critiche e chiede sia ascoltata la voce degli eletti. La risoluzione presentata dai cinque maggiori gruppi (Ppe, S&D, Renew Europe, Verdi, Sinistra-Gue), viene votata con 465 voti a favore, 150 contro, 67 astensioni. Forza Italia vota a favore insieme al Pd e al M5s, mentre Lega e Fratelli d'Italia si astengono. Il Carroccio inizialmente orientato verso il no decide di convergere sulla linea di Fdi. Sia Giorgia Meloni che il capogruppo, Carlo Fidanza, sottolineano il cortocircuito della maggioranza. «Mettono nero su bianco - dice Giorgia Meloni - che i sussidi sono stati ridimensionati e i soldi arriveranno troppo tardi, ammettono che, mentre le aziende italiane saranno massacrate dalla tassa sulla plastica, la faranno franca i colossi del web e della finanza. Non contenti sono andati in testacoda anche sul Mes, dividendosi ancora una volta. Argomentazioni simili a quelle del leghista Marco Zanni: «Dopo una manciata di giorni, la realtà ha preso il sopravvento sui toni trionfalistici di Pd e M5s, che oggi di fatto disconoscono l'operato del governo da loro sostenuto».

Silvio Berlusconi, invece, saluta con favore il voto e torna a invitare il governo alla condivisione delle prossime mosse. «Ci siamo battuti fin dal principio per questo risultato e ora l'Italia avrà a disposizione 208 miliardi: si tratta di un compromesso, ma è un compromesso positivo, che toglie tra l'altro argomenti ai nemici dell'Europa. Per utilizzare questi aiuti l'Italia dovrà predisporre, rapidamente, un piano di riforme non assistenziale. È una occasione che il Paese non può permettersi di sprecare. Chiediamo al governo che l'opposizione sia davvero coinvolta nelle decisioni che disegneranno l'Italia del futuro. Sono invece preoccupato per i tagli al bilancio Ue che avrebbero conseguenze negative anche sull'Italia in settori decisivi come quelli dell'agricoltura, della difesa, della salute e diminuirebbero inoltre la portata di programmi importanti come quello per il controllo delle frontiere».

Berlusconi, parlando con i suoi collaboratori, lancia anche un messaggio sullo scostamento di bilancio su cui si voterà il 29 luglio. «Non si vota a scatola chiusa, prima vogliamo sapere cosa intendono fare coi soldi».

Per il via libera all'autorizzazione allo scostamento è necessaria l'approvazione con maggioranza assoluta in entrambe le Camere e finora il centrodestra ha contribuito con i suoi voti.

Una linea su cui Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia sono compatti dicendo in maniera esplicita che questa volta sullo scostamento di bilancio pari a 25 miliardi deliberata dal Consiglio dei ministri non ci sono spiragli: «O il governo prende in considerazione le nostre proposte oppure i nostri voti mancheranno in parlamento».

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