Niente razzismo, solo legalità. Matteo Salvini non fa passi indietro sulla proposta di una «ricognizione» della popolazione di etnia Rom che vive in Italia. «Censimento dei Rom e controllo dei soldi pubblici spesi. Se lo propone la sinistra va bene, se lo propongo io è razzismo», scrive sui social. «Io non mollo e vado dritto. Prima gli italiani e la loro sicurezza».
Il nuovo intervento arriva all'indomani della polemica innescata dalla richiesta di «una ricognizione sulla situazione rom in giro per l'Italia per vedere chi come e quanti». Il vicepremier aveva poi precisato che l'intenzione non è «schedare o prendere le impronte digitali a nessuno», «intendiamo tutelare prima di tutto migliaia di bambini ai quali non è permesso frequentare la scuola regolarmente perché si preferisce introdurli alla delinquenza. Vogliamo anche controllare come vengono spesi i fondi europei».
Da sinistra piovono accuse di razzismo di ogni tipo. E addirittura Roberto Speranza di Liberi e uguali annuncia che denuncerà Salvini «per istigazione all'odio razziale ai sensi della legge Mancino». Il Carroccio replica ricordando che analoghe raccolte dati vennero promosse dalla Giunta Pisapia a Milano e dalla Croce Rossa a Roma nel 2008. Di certo Salvini deve fare i conti con la preoccupazione dei Cinquestelle, sempre più schiacciati dall'attivismo di Salvini e dalla costante crescita della Lega nei sondaggi. «Ho appena parlato con Conte, l'intesa è granitica» dichiara il ministro dell'Interno. «Gli ho spiegato che il censimento dei rom possiamo chiamarlo controllo, verifica, anche Giovanni, ma è solo una questione di rispetto del codice penale e civile. Questa del censimento non è una priorità, quella è la sicurezza, i migranti. A ogni modo lavoreremo in futuro con i sindaci, sapendo che questo tipo di controlli esistono da anni, ovunque, portati avanti da amministrazioni di tutti i colori politici». E in serata è lo stesso Conte a puntualizzare che «qui nessuno ha in mente di fare schedature o censimenti su base etnica peraltro incostituzionali in quanto palesemente discriminatori. Il nostro obiettivo è individuare e contrastare tutte le situazioni di illegalità e di degrado ovunque si verifichino, in modo da tutelare la sicurezza di tutti i cittadini».
Dai Cinquestelle, però, arrivano parecchi distinguo. Una replica piuttosto netta arriva dal ministro Danilo Toninelli. «Il censimento sui Rom non fa parte del contratto, non è all'ordine del giorno, non si fa e non si farà». Luigi Di Maio, invece, parlando a Porta a Porta cerca di sviare l'argomento evocando altri «censimenti». «Ci sono altri censimenti da fare, magari quello di tutti i raccomandati che ci sono nella Pa. Dobbiamo cominciare a controllare anche i raccomandati della Rai e ristabilire il principio della meritocrazia».
L'ultima puntata di questo botta e risposta arriva in serata. «Lo so anch'io che il censimento dei rom non è nel contratto» replica Salvini. «Ma il rispetto del codice penale e civile è più importante del contratto di governo».
C'è anche un fronte europeo con cui Salvini deve fare i conti, anche se la polemica viene tirata per i capelli. Il viceportavoce della Commissione Ue dice che «non si può, come regola generale, espellere un cittadino europeo su base etnica».
Ma è altrettanto vero che l'assenza di dati certi sulla composizione etnica e razziale della popolazione rom in Italia è stata segnalata da un organismo Onu nel dicembre 2016 e trasmesso all'Ue, che lo ha a sua volta consegnato all'Italia in forma di raccomandazione.
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