Comincia domani la maratona elettorale europea, che vedrà coinvolti gli elettori di 28 Paesi dell'Unione, incluso il Regno Unito che tre anni fa ha scelto via referendum di lasciare l'Ue ma non è ancora riuscito a concordare con Bruxelles le condizioni del clamoroso divorzio ribattezzato Brexit. Ogni Paese ha le proprie regole per il voto dedicato al rinnovo del Parlamento europeo, e questo spiega perché esso sarà «spalmato» su ben quattro giornate, tra domani e domenica 26. Termine ultimo per la chiusura dei seggi sono le 23 di domenica, e lo spoglio delle schede avverrà in contemporanea in tutti i Paesi dell'Unione subito dopo quell'ora, onde evitare che la diffusione anticipata di dati ufficiali mentre in alcuni Stati si sta ancora votando possa influenzare le scelte degli elettori. Vediamo punto per punto come si svolge l'elezione, cosa c'è concretamente in ballo e analizziamo in dettaglio alcuni degli aspetti specifici più interessanti sotto il profilo politico.
TEMPI E MODI DEL VOTO
Gli elettori sono chiamati a votare per il rinnovo dei 751 seggi dell'Europarlamento, che ha due sedi a Strasburgo e a Bruxelles. I seggi sono attribuiti in base alla popolazione: la Germania ne ha 96, la Francia 74, Italia e Regno Unito 73 ciascuno, la Spagna 54, la Polonia 51 e via via scendendo fino ai 6 ciascuno di Malta, Lussemburgo, Cipro ed Estonia. Domani si vota nel Regno Unito e nei Paesi Bassi; venerdì toccherà a Cechia (unico Paese in cui si voterà in due giornate) e Irlanda; sabato sarà il turno di Slovacchia, Lettonia e Malta, mentre in tutti gli altri Paesi Italia inclusa si voterà domenica. Una curiosità: in cinque Paesi (Grecia, Belgio, Bulgaria, Cipro e Lussemburgo) il voto è obbligatorio per legge, con sanzioni per chi non si reca al seggio. Lo spoglio delle schede comincerà ovunque alle 23 di domenica, ma le leggi di sette Paesi (Germania, Paesi Bassi, Austria, Grecia, Irlanda, Cipro e Malta) consentono la diffusione di exit poll già dalle 18 in quanto dati non ufficiali, e nelle ore successive avverrà lo stesso in Francia, Spagna e altri Paesi minori.
PROIEZIONI E NOTTE ELETTORALE
Già alle 20.15, mentre i seggi saranno ancora aperti in Italia, verranno diffuse le prime proiezioni sui seggi nei singoli Paesi: un dato poco attendibile, in quanto basato su exit poll o intenzioni di voto raccolte prima del voto. Solo alle 23.15 si avrà la prima vera proiezione europea basata in maggior parte su risultati ufficiali provvisori. Alle 23.30 i primi risultati ufficiali provvisori francesi. A mezzanotte risultati provvisori britannici, mentre il Belgio sarà il primo Paese a fornire dati definitivi. L'Italia dovrebbe comunicare i primi dati ufficiali provvisori dopo la mezzanotte e un quarto. Dalle 1.15 si avranno proiezioni costantemente aggiornate a livello europeo, e si andrà avanti così per diverse ore fino al primo mattino quando si avranno i risultati definitivi.
COME CAMBIERÀ IL PARLAMENTO
Il Parlamento uscente, presieduto dall'esponente di Forza Italia Antonio Tajani, conta 8 gruppi. Il più forte è quello popolare (Ppe) con 217 seggi, seguito dai socialisti e democratici (S&D) con 186; staccati i conservatori (Ecr) con 76, i liberali (Alde) con 68, i Verdi con 52, l'estrema sinistra pure con 52, l'Efdd che comprende i Cinque Stelle italiani e lo Ukip britannico con 41 e infine il gruppo sovranista con Lega e lepenisti francesi con 37 seggi. Al di sotto dei 25 seggi non si può formare un gruppo, e quindi diverse decine di eurodeputati sono «cani sciolti». Secondo i sondaggi, popolari e socialisti che insieme hanno la maggioranza che sostiene la Commissione Europea, ossia il «governo» di Bruxelles guidato attualmente dal popolare lussemburghese Jean-Claude Juncker - dovrebbero perdere consensi, scendendo rispettivamente al 24 e al 20 per cento, e si prevede che dovranno chiedere l'appoggio dei liberali (stimati al 10%) per conservarne una: le ultime proiezioni disponibili assegnano al «tripartito» Ppe-S&D-Alde circa il 54% dei seggi, ma non è ancora chiaro quale sarà la scelta del partito Lrem del presidente francese Emmanuel Macron, una forza nuova che potrebbe decidere di affiliarsi ai liberali aumentandone peso e influenza. Non è comunque detto che la futura maggioranza all'Europarlamento sia questa: Silvio Berlusconi, ad esempio, preme perché il Ppe cerchi alleati a destra, abbandonando i socialisti. Dipenderà dalle dimensioni del successo di conservatori e sovranisti.
LA SFIDA SOVRANISTA
Il tema più dibattuto oltre a quello del destino del Regno Unito, che manderà in Europa 73 deputati che dovrebbero dimettersi già pochi mesi dopo, una volta attuata la Brexit al momento in alto mare è quello dell'attesa crescita di consensi delle liste sovraniste e populiste. Leader come Matteo Salvini, Marine Le Pen, Viktor Orbàn, così come Luigi Di Maio e Giorgia Meloni, si ripromettono, pur militando in gruppi diversi, di cambiare la faccia dell'Europa ridimensionando il potere dei gruppi bancari ed economici a vantaggio di quelli che definiscono gli interessi dei popoli nazionali. I politici sovranisti già cantano vittoria e appiccicano alla futuribile maggioranza di Bruxelles l'etichetta sprezzante di «coalizione degli sconfitti». In realtà non pare proprio che i numeri intendano dar loro soddisfazione: non solo, secondo le ultime rilevazioni, i sovranisti non dovrebbero raggiungere neppure la soglia dei 200 seggi su 751, ma i recenti sviluppi in Austria e in Italia potrebbero riservare loro amare sorprese. I nazionalisti austriaci dell'Fpoe, investiti dallo scandalo a base di corruzione e rapporti ambigui con Mosca che ha costretto alle dimissioni il vicepremier Strache e tutti i loro ministri nel governo di Vienna, rischiano un forte calo elettorale.
E anche la Lega di Salvini, in perenne lite con i partner pentastellati a Roma, rischia un ridimensionamento forse marcato. Lo tsunami sovranista, insomma, potrebbe rivelarsi il 27 mattina una semplice ondata sulla spiaggia europea.
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