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Eutanasia, basta solo un certificato

Sì della Camera: "Sufficiente l'ok del medico di famiglia". Ma al Senato sarà duello

Eutanasia, basta  solo un certificato

La legge sul fine vita avanza in un Parlamento con la testa al conflitto Russia-Ucraina. Mentre il capogruppo Pd Debora Serracchiani interrompe i lavori per chiedere un'informativa urgente sui bombardamenti russi all'ospedale di Mariupol, l'Aula cancella l'obbligo del doppio certificato, medico curante e specialista, per attestare l'irreversibilità della patologia che dà la possibilità di ricorrere al suicidio assistito.

Il centrodestra prova lo sgambetto. Ma l'asse Pd-M5S-Leu regge e porta a casa l'approvazione degli articoli 2 e 3 della legge. Lunedì era stato approvato l'articolo 1. Nella seduta di ieri, sospesa per due ore per consentire il Question time del presidente del Consiglio Mario Draghi, la Camera dei deputati dà il via libera con 223 sì, 168 no e un'astensione all'articolo 2 della legge sul fine vita.

È il cuore del provvedimento: l'articolo prevede che «si intende per morte volontaria medicalmente assistita il decesso cagionato da un atto autonomo con il quale, in esito al percorso disciplinato dalle norme della presente legge, si pone fine alla propria vita in modo volontario, dignitoso e consapevole, con il supporto e sotto il controllo del Servizio sanitario nazionale».

Tale atto, si legge nel testo dell'articolo, «deve essere il risultato di una volontà attuale, libera e consapevole di un soggetto pienamente capace di intendere e di volere. Le strutture del Servizio sanitario nazionale operano nel rispetto dei seguenti principi fondamentali: tutela della dignità e dell'autonomia del malato; tutela della qualità della vita fino al suo termine; adeguato sostegno sanitario, psicologico e socio-assistenziale alla persona malata e alla famiglia».

Ma la novità più importante, che arriva con il voto di Montecitorio (prima lettura), è lo stop al doppio certificato. La modifica è contenuta in un emendamento a firma di Andrea Cecconi (Maie) e del radicale Riccardo Magi approvato dall'Aula della Camera con 227 voti a favore, 171 no e tre astensioni: potrà essere certificata dal medico curante o da uno specialista la patologia irreversibile e con prognosi infausta che cagioni sofferenze fisiche e psicologiche che la persona trova assolutamente intollerabili per accedere alla morte volontaria medicalmente assistita. Nel testo originario era necessaria una certificazione sia del medico curante sia dello specialista: si tratta, dunque, di un affievolimento delle condizioni contro cui si è schierato il centrodestra. Duro il commento di Pro Vita e Famiglia: «Il certificato del medico curante e di uno specialista sono entrambi obbligatori per ottenere l'invalidità civile, è aberrante che non lo siano per ottenere il suicidio assistito da parte dello Stato», attacca Jacopo Coghe, portavoce di Pro vita & Famiglia. Via libera anche all'articolo 3 sui presupposti e le condizioni per accedere alla morte volontaria medicalmente assistita. Altro allargamento del campo di applicazione della legge è inserito nell'emendamento, approvato dall'Aula, che sancisce che anche chi abbia «volontariamente interrotto» un percorso di cure palliative potrà accedere alla morte medicalmente assistita. Il centrodestra prova con alcuni emendamenti soppressivi a far saltare il banco. Ma la coalizione Pd-grillini-Leu tiene. Si punta a chiudere entro oggi. Poi la palla passa al Senato dove i numeri sono sul filo di lana.

E lì va trovata una mediazione: il rischio Ddl Zan è dietro l'angolo di Palazzo Madama.

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