
Gli esami li aveva sostenuti tutti a distanza, dal carcere della Dozza di Bologna, dove stava scontando una condanna a 11 anni e 10 mesi per la strage di Corinaldo, in provincia di Ancona, in cui la sua banda provocò la morte di cinque adolescenti e di una madre spruzzando uno spray urticante in una discoteca piena di ragazzini per rubare qualche collanina. Ma per la laurea, un evento definito "eccezionale" nell'istanza presentata al Tribunale di Sorveglianza, Andrea Cavallari aveva chiesto e ottenuto dal magistrato un "permesso di necessità". Anche per la buona condotta tenuta fino a quel momento in carcere. Era la prima volta che il 26enne della Bassa Modenese lo otteneva, ma invece di usarlo per godersi una giornata speciale con i familiari finalmente fuori dalla cella, ne ha approfittato per scappare. È dal 3 luglio, subito dopo essere stato proclamato dottore in Scienze giuridiche all'Alma Mater di Bologna, dove era arrivato senza la scorta della polizia penitenziaria, che ha fatto perdere le proprie tracce, insieme alla fidanzata, con la quale era rimasto solo dopo la discussione delle tesi e dopo aver pranzato con i familiari. È con lei che si è allontanato dopo i festeggiamenti, per poi non rientrare in carcere alle 18, come disposto dall'autorità giudiziaria. Da giovedì, dunque, Cavallari è latitante e anche la ragazza è irreperibile. La Procura di Bologna e quella di Ancona, competente per l'esecuzione per la pena, procedono per evasione, un reato che gli costerà un'altra condanna e gli farà perdere tutti i benefici ai quali avrebbe potuto accedere tra qualche mese, dopo sette anni in cella.
Il patrigno del ragazzo lo ha invitato a tornare: "Ti accoglieremo come prima". Ma ha anche sollevato dubbi sulle modalità del permesso che gli era stato concesso: "Mi sembrava giusto essere affiancati da un poliziotto, qualcuno, almeno in borghese o in divisa, che ci seguisse, perché pensare di mandare un soggetto di quel tipo da solo, con noi che poi comunque non riusciamo a gestirlo... dopo quello che ha fatto, non ci si può fidare", ha detto al Tgr Rai dell'Emilia-Romagna. Anche Irma Conti, componente del collegio del Garante dei detenuti, ha rivolto un appello a Cavallari "affinché si riconsegni alla giustizia, dimostrando che il suo è stato un atto di debolezza e non il fallimento del suo percorso trattamentale", augurandosi che il suo caso non incida sui permessi e sullo sforzo che c'è da parte di tutti per "ricostruire un ponte verso la libertà per le persone detenute". Giuseppe Orlandi, il papà di Mattia, una delle sei vittime della strage di Corinaldo, non commenta l'operato dei giudici che concedono i permessi, ma pensa che forse in un caso come questo "il braccialetto elettronico ci sarebbe stato bene". "Confido molto nelle forze dell'ordine - osserva Orlandi - e sono sicuro che nel giro di poco tempo verrà riconsegnato alla giustizia e sconterà la giusta pena decisa dalla Cassazione". Quello di Cavallari non è caso isolato, ma solo l'ultimo caso di fuga di una lunga serie.
"Siamo al 700 per cento di casi in più di evasioni dal 2023, rispetto agli anni precedenti. In generale ci sono state circa 340 evasioni nell'ultimo anno", sottolinea Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria.