Insieme per il futuro di Luigi Di Maio è in prima linea nelle critiche al M5s e a Giuseppe Conte per il mancato voto di fiducia al Senato di giovedì scorso. Un'astensione sul Dl Aiuti che ha innescato una crisi di governo, con le dimissioni del premier Mario Draghi. I dimaiani hanno elencato in un documento di 19 punti i danni che la fine dell'esecutivo lascerebbe in eredità agli italiani.
«Il M5s sta voltando le spalle ai problemi dei cittadini», dice al Giornale il capogruppo al Senato di Ipf Primo Di Nicola.
Conte sta cercando di andare a elezioni anticipate?
«Pur tra tanta confusione di linea, appare evidente che il M5s sta facendo di tutto per portare il Paese a elezioni anticipate. Questo voltando le spalle ai problemi dei cittadini e inseguendo il miraggio di una risalita nei sondaggi e magari nelle urne».
Però nel M5s c'è una frattura, molti governisti vogliono rimanere nel governo.
«Innanzitutto questo partito non ha più nulla a che vedere con il M5s, che era un movimento post ideologico e trasversale che aveva probabilmente esaurito la sua funzione politica. Ora siamo ormai di fronte a un partito personale, anzi padronale, avviato verso il disastro. Ciò nonostante vedo che in tanti continuano a resistere alla linea dissennata e irresponsabile di Conte, ma siamo prossimi all'implosione finale, spero che si riescano a evitare altri danni prevedibili per il Paese».
Di Maio non parla più di M5s ma del partito di Conte, è d'accordo?
«Assolutamente sì. Da quando Conte ha preso possesso del M5s, si sono progressivamente ristretti gli spazi di dibattito interno, comunque con una costante: da quando ha perso la presidenza del Consiglio, Conte le ha provate tutte per mettere in crisi maggioranza e governo ed andare a elezioni anticipate».
Non è paradossale che proprio chi aveva subito il Papeete di Salvini ora ne stia facendo un altro?
«In quanto ad avventurismo e cecità politica Conte e Salvini hanno molto in comune, succede quando agli interessi generali dei cittadini alle prese con mille emergenze si antepongono quelli personali per assicurare a se stessi e a una ristretta cerchia di persone un seggio in Parlamento».
Quali saranno le conseguenze della caduta del governo?
«Lo stiamo dicendo in tutte le salse, sperando che i contiani si ravvedano. Certamente non raggiungeremo gli obiettivi del Pnrr per portare a casa oltre venti miliardi, ci sarà l'addio al salario minimo, al taglio del cuneo fiscale, alle misure contro il caro-bollette, benzina, gas. L'Italia ne uscirà paurosamente indebolita a livello internazionale e non avremo nessuna speranza di portare avanti la battaglia in Europa sul tetto massimo al prezzo del gas, aumenteranno i mutui per le case, sarà impossibile rifinanziare il Superbonus, infine rischieremo di andare in esercizio provvisorio con l'impossibilità di fare una legge di bilancio in grado di dare una mano ai disoccupati, ai pensionati, al sistema sanitario prossimo al collasso».
Quali sono le ricadute internazionali della crisi politica?
«Ho già detto della inevitabile perdita di credibilità del nostro paese. Infatti esponenti di primo piano dell'establishment russo continuano a battere le mani allo sfascio provocato da Conte, il favore a Putin è evidente».
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