Saranno le primarie, l'ultima arma scelta da Matteo Renzi contro i franchi tiratori nella prossima elezione del Presidente della Repubblica? L'idea non è nuova, eppure non sempre efficace, se è vero che fu uno dei metodi escogitati da Pierluigi Bersani nel (disastroso) aprile 2013.
Il precedente rimonta addirittura al 1962, quando l'allora segretario democristiano Aldo Moro propose primarie interne a scrutinio segreto, con la comunicazine della sola classifica finale, senza palesare i voti ottenuti dai singoli candidati. Alla fine, le schede venivano bruciate, come in Conclave. Così, racconta la Stampa, vennero eletti Antonio Segni nel 1962, Giovanni Leone nel 1971 e Francesco Cossiga nel 1985.
Due anni fa, le primarie sarebbero state il metodo prediletto di Pierluigi Bersani, allora alla guida del Pd. Dopo lo schiaffone della bocciatura di Franco Marini - sostenuto, ricordiamo, anche dal voto dei parlamentari di Forza Italia - Bersani avanzò la candidatura di Romano Prodi. Anziché votare tra il Professore e D'Alema, i grandi elettori riuniti al cinema Capranica di Roma conversero, si disse "per acclamazione", sul primo nome.
Naturalmente poi in Aula le cose andarono diversamente e 101 dissidenti affossarono la candidatura dell'ex
presidente della Commissione Europea, provocando anche le dimissioni di Bersani dalla segreteria. Ora Matteo Renzi è disposto a tutto pur di evitare una nuova Caporetto. Anche alle primarie quirinalizie.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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