Il privilegio resiste, barricato dentro un capitolo del bilancio del Senato, agli attacchi dell'anticasta. Che negli ultimi anni si sono susseguiti a tal punto che nel 2015 è stato abolito alla Camera sulla scia delle polemiche. A Palazzo Madama, invece, sopravvive, camuffato nel calderone delle spese milionarie per il mastodontico funzionamento dell'istituzione. E ormai è riservato a pochi intimi: a una casta nella casta. Quella degli ex senatori che sono cessati dal mandato da meno di dieci anni e che possono ancora usufruire del rimborso spese per i loro viaggi sul territorio nazionale. Come quelli da e per la Capitale. Già, quella Roma dove hanno vissuto durante la loro attività parlamentare e dove potrebbero dover tornare ancora per qualche capatina qua e là, per carità sempre per «fini istituzionali». Nonostante di quelle istituzioni gli «ex» non facciano più parte da un bel po'. La tagliola temporale dei due mandati è servita per scremare la platea di aventi diritto a biglietti aerei e ferroviari gratuiti e soprattutto a evitare che il benefit fosse concesso in aeternum. Un requisito che non esisteva invece per gli ex deputati: tutti godevano del vantaggio, fino a quando due anni fa l'Ufficio di presidenza della Camera ha cancellato del tutto il diritto facendo risparmiare 800mila euro l'anno alle casse di Montecitorio. A Palazzo Madama i rimborsi sono invece rimasti intatti e ammontano a spanne a circa 400mila euro l'anno. Denari che servono per spesare il tragitto andata e ritorno degli ex inquilini chiamati per convegni, eventi o altro sul territorio fino a un massimo di 2.200 euro pro capite. Insomma, da un'esperienza in Parlamento non si esce solo con vitalizi e assegni di fine mandato. È tutto compreso alla voce «Servizi Trasporto e Spedizione» all'interno del bilancio di previsione di Palazzo Madama che ammonta a 6 milioni di euro e conta anche i costi da sostenere per rimborsare gli spostamenti istituzionali dei senatori in carica e dei funzionari. Di questi una parte, tra i 3 e i 400mila euro, è stimata per i biglietti degli ex. Briciole, si difende qualcuno, in un rendiconto finanziario che nel 2016 ha stanziato oltre 70 milioni di euro per pagare le pensioni dei politici e nel 2017 prevede di erogarne 80. Dove i trasporti degli ex senatori valgono un millesimo delle spese per i pedaggi autostradali. Il capitolo però è finito tra le fauci dei grillini che in commissione Bilancio hanno presentato un ordine del giorno per abolire lo stanziamento considerato «ingiustificabile» e non coerente con l'opera di spending review avviata da Palazzo Madama. Ma nell'ultima seduta riunita per esaminare il documento di previsione dei conti per il 2017 prima delle vacanze agostane, l'odg è stato respinto. Insieme all'ennesimo attacco dei Cinque stelle.
Comunque, si legge sul sito del Senato, si sappia che «dal 1° gennaio 2010 sono state notevolmente ridotte le
facilitazioni di viaggio a favore degli ex senatori, con l'introduzione di un tetto annuale e con la soppressione di qualsiasi rimborso dei pedaggi autostradali». Già, tra i rimborsi agli ex, un tempo c'era anche l'autostrada.
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