L'operazione in itinere Exor-Gedi è da inquadrare nel nuovo piano strategico di Exor delineato dal presidente della «cassaforte» di casa Agnelli, John Elkann, al recente «Investor Day»: continuare a dar vita a grandi aziende. Le dotazioni finanziarie della holding saranno utilizzate soprattutto per acquisire gruppi internazionali: si parla di 3,6 miliardi entro il 2022, tra cassa generata (2 miliardi) e la quota di 1,6 miliardi derivante dal matrimonio Fca-Groupe Psa legata al maxi-dividendo straordinario da 5,5 miliardi del Lingotto. Ma anche nel caso di Gedi, di cui Exor detiene ora il 5,9%, Elkann vede un potenziale, legato al suo ricco portafoglio di testate, tanto da decidere di acquisirne il controllo da Cir, il gruppo finanziario della famiglia De Benedetti.
Da una parte l'Economist, che Exor ha messo nel carniere nel 2015 e di cui possiede il 43,4% delle azioni, e dall'altra il polo che fa capo a Gedi, il più importante a livello europeo: due grandi realtà dell'editoria che resteranno comunque separate. L'obiettivo di Exor, come ribadito all'incontro con gli investitori, rimane quello di creare valore e garantire sempre soddisfazione agli azionisti.
L'editoria, dunque, in virtù di questo nuovo progetto imprenditoriale («il giornalismo di qualità - si afferma negli ambienti vicini a Exor - troverà sempre un mercato, a condizione che sia genuino, autorevole e indipendente»), si rafforza nella galassia Exor, in attesa che Elkann faccia partire il piano di investimenti, annunciato sempre all'«Investor day» di Torino, che ha tra i suoi obiettivi quello di rafforzare la presenza in Asia.
Se nei dieci anni precedenti la «cassaforte» ha guardato soprattutto all'Occidente, con la nascita di Fiat Chrysler Automobiles, la stessa acquisizione dell'Economist, quella del colosso delle riassicurazioni PartnerRe e l'accordo in dirittura d'arrivo nell'auto con Groupe Psa, in futuro Elkann avrà sempre più nel mirino l'Asia, anche se per ora non è possibile conoscere i settori su cui intende puntare. «In Europa- ha precisato il presidente - Exor ha una presenza storica, mentre dal 2009 c'è stata una forte attività nel mercato nordamericano». «Vogliamo vedere il nostro Nav per azione crescere rispetto all'indice globale di Borsa - ha proseguito il nipote di Gianni Agnelli -; in un decennio, Exor ha distribuito 1,2 miliardi di euro in cedole e buyback rispetto a 1,7 miliardi di dividendi ricevuti dalle società controllate, con ottimi ritorni: in pratica, chi ha investito 1 euro ne ha ricevuti ben 10».
La quota (5,9%) in Gedi e l'Economist (43,4%) nell'editoria; Fca (28,98%) e Ferrari (22,91%) nell'auto e nel lusso; Cnh Industrial (26,89%) per macchine agricole/movimento terra e veicoli industriali, la Juventus (62,77%) nel calcio, PartnerRe (100%) per le riassicurazioni: ecco lo stato dell'arte delle partecipazioni di Exor. Uno scenario soggetto a cambiamenti repentini, a partire dall'editoria con l'operazione Gedi e, allo stesso tempo, nell'auto, con il matrimonio tra Fca e Groupe Psa, la cui lettera d'intenti è prevista entro Natale. Ma novità riguarderanno anche Cnh Industrial, alla luce del piano industriale per i prossimi 5 anni illustrato in settembre a Wall Street.
L'1 gennaio 2021 sarà infatti definito lo scorporo di
Iveco (veicoli industriali) con la conseguente quotazione in Borsa della nuova realtà. Nasceranno così due gruppi: uno per veicoli industriali e motori; l'altro per i segmenti agricoltura, costruzioni e veicoli speciali.
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