Guerra in Ucraina

Facebook non censura l'"odio" contro i russi. La vendetta di Mosca

Allentate le regole sull'uso di parole violente. Il Cremlino limita l'accesso anche a Instagram

Facebook non censura l'"odio" contro i russi. La vendetta di Mosca

Dopo Facebook, la Russia ha limitato anche l'accesso a Instagram. Erano giorni che Mosca accusava Meta, il gruppo di Mark Zuckerberg che comprende Instagram, Facebook e Whatsapp, di favorire la diffusione di appelli alla violenza contro i russi. E ieri, l'ente regolatore dei media in Russia, ha deciso di limitare il social network. Una decisione arrivata dopo quella con cui Meta ha deciso di non vietare agli utenti di determinati Paesi di esprimersi negativamente nei confronti delle forze armate russe.

«Come conseguenza dell'invasione russa in Ucraina, consentiremo in via temporanea alcune forme di espressione politica che altrimenti violerebbero le nostre policy sulle affermazioni violente», hanno spiegato dal gruppo. Tra le espressioni consentite c'è la «morte degli invasori russi», ma anche quella del presidente Putin e di quello bielorusso Lukashenko. «Si tratta di misure temporanee per difendere la libertà di espressione delle persone che stanno affrontando questa situazione ha precisato Meta Come di consueto, stiamo vietando gli appelli alla violenza contro i russi al di fuori dello stretto contesto dell'invasione in corso. Non consentiremo appelli alla violenza contro i civili russi». I post violenti contro i soldati russi o contro il leader saranno permessi solo in alcuni Paesi: Armenia, Azerbaigian, Estonia, Georgia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Russia, Slovacchia e Ucraina. Di fatto una deroga ad hoc rispetto alle rigide norme sull'incitamento all'odio del social per consentire i messaggi diretti alle forze armate russe in Ucraina. Immediata è arrivata la reazione di Mosca: «Chiaramente, non lo lasceremo passare. Roskomnadzor (l'ente regolatore, ndr) ha tutti gli strumenti necessari per porre fine a tali azioni illegali. Credo che tutti i servizi Meta saranno presto bloccati nel territorio della Federazione Russa - ha detto Sergei Boyarsky, primo vicepresidente del Comitato della Duma di Stato per la politica dell'informazione - Le azioni della società mettono in pericolo la vita - ha insistito - dobbiamo proteggere la Russia dall'estremismo e Meta è estremista oggi». Poco dopo la decisione ufficiale: «Sulla base della decisione dell'Ufficio del procuratore generale della Federazione Russa, l'accesso al social network Instagram (di proprietà di Meta) sul territorio della Federazione Russa sarà limitato», è la comunicazione dell'ente regolare riportata dall'agenzia Tass, secondo la quale l'ufficio del procuratore ha chiesto che Meta e tutte le realtà che rappresenta (dunque anche WhatsApp e Messanger) vengano riconosciute come «organizzazione estremista».

Lo stesso ufficio del procuratore generale ha cancellato il proprio account rilanciando contro Instagram le accuse di «indulgenza» nei confronti dei post che incitano «alla violenza e all'uccisione dei cittadini della Federazione Russa, inclusi i militari». Anche il ministero dell'Interno e il sindaco di Mosca, Sergei Sobyanin, hanno rimosso gli account. Ma non è l'unica azione. Nei giorni scorsi Nexta TV, un network est europeo, ha rivelato indiscrezioni secondo cui entro l'11 marzo, ieri, tutti i siti russi sarebbero stati obbligati a trasferirsi su server che si trovano fisicamente nel Paese. Il ministero della Sicurezza aveva poi smentito intenzioni di «disconnessione» ammettendo però che sono allo studio diversi «scenari» dato che il paese «è soggetto a continui cyberattacchi».

Intanto da giorni buona parte del web e dei siti di informazione internazionale è oscurata.

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