Coronavirus

Le fake news che puntellano Conte

Le fake news che puntellano Conte

A fianco della guerra al virus si va consumando una discreta battaglia comunicativa. A colpi anche di notizie gonfiate, distorte, a volte semplicemente false. Le falle nella gestione del governo Conte sono diventate man mano sempre più evidenti: l’erogazione dei fondi per privati e aziende, i contrasti con le Regioni, la scarsa trasparenza nel monitoraggio statistico dell’epidemia, i ritardi nel preparare un piano sanitario e misure di sicurezza per la Fase 2. E il premier sa benissimo che il momento in cui sarà davvero allentata la quarantena sarà anche l’ora della resa dei conti. Ecco perché non ha fretta. Nel frattempo, per coprire i ritardi e giustificare una reazione al Covid-19 che solo in Italia si è risolta esclusivamente in un lockdown strettissimo, aiuta la diffusione di una serie di notizie sballate, gonfiate e distorte. Nel primo periodo dell’epidemia, i media più fedeli a Conte davano un enorme risalto a notizie di violazioni alla quarantena, scatenando l’isteria collettiva della caccia al runner e l’inseguimento con il drone. Il messaggio connesso era chiaro: se la lotta al virus va male è colpa degli italiani indisciplinati che evadono. Un chiaro falso, perché dopo 9 milioni di controlli di polizia il tasso di violazione delle restrizioni è risultato minimo: meno del 4 per cento. Un classico anche le cattive notizie dall’estero inventate o manipolate. Prima ci fu la deformazione del discorso di Boris Johnson, a cui si attribuì la volontà di far infettare e morire gli inglesi per avere l’immunità di gregge, termine mai utilizzato da BoJo, che invece aveva con duro realismo avvisato i concittadini che i lutti sarebbero stati inevitabili. Niente più che una durezza sconosciuta ai nostri leader, ma una durezza onesta, non certo spietata. E al momento ci sono molti più morti in Italia che nel Regno Unito.

C’è stato poi il caso Svezia. Solitamente considerata un modello da seguire a sinistra per il suo abnorme stato sociale, è diventata una cinica dispensatrice di morte non appena ci si è resi conto che non seguiva il tanto decantato (dal governo) “modello Italia”: niente lockdown, solo misure di prevenzione e sicurezza consigliate ai cittadini, non ordinate. Subito uscì una severa condanna del sistema ospedaliero che non curava i deboli, scambiando le tristi, ma comuni, linee guida da applicare in casi estremi per una legge cinica e discriminatoria. Peccato che linee guida simili, come ha svelato proprio il Giornale, siano state applicate anche in Italia. Mentre in Svezia, mai arrivata al collasso delle strutture ospedaliere, le linee guida sono rimaste teoria. Poi si è cominciato a prevedere che senza lockdown in Svezia sarebbero successi sfracelli. Finché non è venuto fuori che in Svezia ci sono 2.500 morti per dieci milioni di abitanti, contro i 3.000 per quattro milioni di abitanti del Piemonte, per dire. L’ultimo sipario sulla verità si è alzato quando, mentre Conte ci costringeva all’umiliante balletto delle visite ai congiunti, l’Oms dichiarava la Svezia senza lockdown un modello da seguire.

Ma il capolavoro vero della disinformazia è arrivato, guarda caso, il giorno dopo che Conte è stato sbranato per la penosa conferenza stampa che ha prolungato la Fase 1, deludendo l’Italia e pasticciando tra congiunti e seconde case, senza nemmeno eliminare l’autocertificazione cartacea, un’esclusiva che ci invidiano solo a Cuba e in Corea del Nord. Il giorno dopo i giornali più filogovernativi hanno pubblicato il “dossier segreto che ha convinto il governo a prorogare il lockdown” ammonendo che “ci sarebbero stati 151mila ricoveri in terapia intensiva” in caso di apertura totale. Come se qualcuno avesse mai parlato di apertura totale. Tanto per capirsi, nel peggior momento dell’epidemia i ricoverati sono stati 4.100. Sarebbe stata un’apocalissi. Il professor Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerca Mario Negri, ha liquidato così questa ipotesi: “Se prevedi che tutto, ma proprio tutto vada male, si avrà un numero importante. Ma non quello, al quale si arriva sovrastimando in modo abnorme la popolazione anziana in Italia”. Numero pompati insomma, puro doping informativo. Tanto che se davvero il governo ha deciso in base a questo dossier terroristico c’è da gridare allo scandalo. E Conte ci ha solo tenuto a precisare che il dossier “non era un segreto”. Infatti.

Tutt’al più un segreto di Pulcinella. A proposito: cosa ne dice la task force di Conte contro le fake news?

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