La presunta notizia che doveva incastrare il governatore siciliano Rosario Crocetta rischia invece di incastrare i due giornalisti che l'hanno pubblicata. I cronisti dell' Espresso Piero Messina e Maurizio Zoppi, autori dell'articolo che riportava una telefonata imbarazzante tra Crocetta e il suo medico personale Matteo Tutino, sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla Procura di Palermo. Le accuse sono pesanti: calunnia e pubblicazione di notizie false (per Zoppi solo quest'ultimo reato). Al centro del giallo c'è la frase che Tutino (primario di chirurgia plastica, al momento ai domiciliari per falso, truffa e peculato), al telefono con il presidente della Regione avrebbe detto riferendosi a Lucia Borsellino, all'epoca assessore regionale e figlia del giudice Paolo Borsellino ucciso nel '92 dalla mafia: «Va fermata, fatta fuori. Come suo padre». Questa la frase attribuita a Tutino, con Crocetta che dall'altra parte del telefono resterebbe in silenzio, senza prendere le distanze da quelle parole («Non si indigna, non replica: nessuna reazione di fronte a quel commento macabro nei confronti dell'assessore della sua giunta, scelto come simbolo di legalità in un settore da sempre culla di interessi mafiosi» sottolineano i due giornalisti nel pezzo ora all'attenzione della Procura). Di qui lo scandalo per il già debole governatore Crocetta, che ha replicato accusando l'Espresso di manovre oscure, di una «campagna di delegittimazione pretestuosa», pilotata da «poteri occulti», chiedendo un risarcimento di 10 milioni di euro al settimanale del gruppo di De Benedetti.
Il guaio, per i due giornalisti, è che l'intercettazione non viene fuori, anche se l'Espresso continua a confermare la veridicità della conversazione, pur senza averne una prova. L'esistenza della telefonata è stata invece smentita più volte dal procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi. I due giornalisti, sentiti dai pm in presenza del loro avvocato, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Entrambi, ora, sono indagati per diffusione di notizia falsa, mentre Messina risponde del reato più grave di calunnia perché avrebbe indicato come fonte della notizia un investigatore che avrebbe, invece, negato di avergliela mai riferita. Nell'ultimo numero il direttore dell' Espresso , Luigi Vicinanza, ha nuovamente difeso il lavoro della sua redazione: «Sia chiaro: quella telefonata – orrenda, imbarazzante – esiste. Purtroppo. L'Espresso non ha inventato nulla, non ha aggiunto nulla e non ha nascosto nulla. Ha avuto una notizia, l'ha verificata e l'ha pubblicata». Senza avere, però, la telefonata. Ma la verità verrà fuori, di questo è convinto il direttore Vicinanza (che i maligni, sul web, già soprannominano «Lontananza», facendo ironia sulla direzione in bilico dopo la vicenda). «Già in passato per tutelare il segreto di inchieste relative a cariche istituzionali, la procura di Palermo ha smentito rivelazioni dell' Espresso che poi si sono dimostrate vere» scrive il direttore. Nel frattempo anche l'Ordine dei giornalisti ha convocato i due giornalisti e aperto un'indagine conoscitiva. La situazione resta complicata.
Le indagini della Procura potranno fare più luce sulla genesi di quella notizia e magari sulla fonte dell'informazione, ma Crocetta già assapora la rivincita.
«Non hanno nessuna registrazione. Quello che hanno fatto a me è terribile» dice il presidente della Regione siciliana. Alla domanda se ritiene che l'Assemblea possa votargli la sfiducia, risponde: «Per cosa, per un falso scritto contro di me?».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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