Nella bozza del decreto fiscale collegato alla manovra di bilancio sotto la voce «Efficientamento della riscossione» spunta anche una stretta alle compensazioni dei crediti fiscali. Comprese quelle relative ai redditi delle persone fisiche accertate con le dichiarazioni 730 precompilate. «Complicando la vita di tutti i contribuenti, non solo delle già spremute aziende e partite Iva, e scoraggiandoli dal chiedere i rimborsi», spiega Enrico Zanetti, ex viceministro dell'Economia nel governo Renzi e oggi socio del centro studi tributari Eutekne.
Chi pagherebbe il prezzo più salato della nuova norma?
«Ci sono riflessi che interessano anche le aziende ma per queste ultime esistevano già dei limiti alla compensazione del credito Iva, così invece verrebbero colpiti tutti. Chiunque presenti un normalissimo 730 non può credersi fuori dalla portata di queste norme. Già in passato ci sono stati interventi simili sul fronte delle compensazioni, ma questo è il più ampio perché estende il raggio d'azione anche ai dipendenti e a chi non ha una partita Iva».
In che modo?
«Il primo limite è relativo al quando chiedere il rimborso. Come già accade per il credito Iva, non sarà più possibile usare in compensazione, ovvero a riduzione di debiti fiscali contributivi o locali, anche i crediti delle imposte sui redditi come l'Irpef se prima non sarà presentata la dichiarazione da cui emerge appunto il credito. Mi spiego: oggi è possibile usare il credito in compensazione già dal 1 gennaio anche se la dichiarazione dei redditi viene presentata il 30 settembre. Nel frattempo, il contribuente poteva già usare quel credito. Con la nuova norma, invece, per compensare i crediti si dovrà attendere almeno dicembre, visto che ormai il termine per l'invio telematico del modello «Redditi» è stato spostato a regime al 30 novembre. Si può anche accettare ma, come è stato già sottolineato dal presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, bisogna che lo Stato metta i cittadini nelle condizioni di presentare velocemente la dichiarazione di redditi».
Cambieranno anche le modalità per chiedere i rimborsi?
«Sì, e qui troviamo il secondo effetto limitativo. Perché anche chi non ha una partita Iva non potrà più richiedere le compensazioni attraverso il canale dell'home banking. Adesso il contribuente presenta il modello F24 indicando in alcune colonne i debiti e in altre i crediti, così può avere il saldo ridotto o pari a zero. L'F24 come si fa? Chi ha una partita Iva deve usare i canali telematici dell'Agenzia delle Entrate, ovvero l'Entratel, mentre oggi le persone fisiche possono farlo accedendo al conto online e compilando l'apposito modulo. Se passasse la norma, anche le persone fisiche dovrebbero passare da Entratel. La motivazione ufficiale è che per l'Agenzia delle Entrate è più immediato poter controllare la richiesta attraverso il suo canale diretto. Ma dal punto di vista pratico è evidente che questa modalità complica la procedura con un effetto dissuasivo a usare i crediti».
Chi può vantare un credito fiscale potrebbe vedersi ridotto o azzerato il rimborso nel caso avesse delle pendenze con il fisco?
«C'è una terza misura che determina l'obbligo forzoso di compensazione a favore dello Stato nei casi in cui ci sono cartelle esattoriali ancora non pagate. I crediti che sono fruibili devono essere usati per compensare questi importi iscritti a ruolo.
Se il Caf verifica con l'Agenzia che il contribuente ha una situazione pendente, lo Stato decurterà l'importo dei rimborsi spettanti delle eventuali somme iscritte a ruolo di cui il contribuente è debitore. Ma c'è un problema: potrebbero esserci dei ruoli su cui il contribuente ha fatto ricorso. La bozza di decreto al momento, però, non fa distinzioni».
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