
Come autoinvitarsi a cena a casa di qualcuno e lasciare il padrone fuori dall'uscio. La tracotanza di Marco Travaglio sta toccando vette altissime. Che l'umiltà non fosse una delle sue tante doti, se ne sono accorti in tanti. Altrimenti non andrebbe in giro a dire di essere l'erede di Indro Montanelli, che mai ne ha voluti. Non per niente ha studiato alla scuola «Santoro e associati» i cui alunni sono tutti bocciati in modestia. La sua superbia è arrivata persino a rifiutare l'incontro pubblico con il sindaco del Comune che ospita la festa del suo giornale, in corso da venerdì.
Da sei anni a questa parte si tiene a Pietrasanta la «Festa del Fatto quotidiano». Nel frattempo il sindaco è cambiato e l'attuale primo cittadino, Massimo Mallegni, eletto a giugno, pur essendo di Forza Italia ha, come è giusto che fosse, riconfermato la manifestazione culturale all'interno del parco della Versiliana: «È una questione di pluralismo dell'informazione. Per questo io sono abbonato sia al Fatto che al Giornale », ghigna. Eppure quest'apertura non ha sfiorato i sentimenti dell'imperturbabile Travaglio, che si è ben guardato dal ringraziare Mallegni. Astio derivato non tanto dal partito di appartenenza, che comunque sembra provocare gravi eruzioni cutanee al direttore, quanto da quella condanna per abuso d'ufficio (reato già prescritto) datata 2012: nel 2006 Mallegni si fece per questo 39 giorni di carcere (28 dei quali in isolamento). Un'infamia diffusa dall'allora comandante della polizia municipale Antonella Manzione, amica di Matteo Renzi e oggi piazzata a capo dell'ufficio legislativo di Palazzo Chigi, per la quale il sindaco è stato assolto anno dopo anno da tutte le principali accuse. Dopo la sua rielezione, però, ha subito la sospensione dalla carica in virtù della legge Severino (poi congelata dal tribunale in attesa dell'appello in programma per il 10 settembre). Eccoci al punto: Travaglio non sopporta chi è colpito dalla Severino. Da Berlusconi in giù, non vuol sentir parlare di Severino. Un leone da tastiera, sicuro di sé dietro ai suoi graffianti editoriali, forte nei suoi monologhi senza contraddittorio, ma un po' deboluccio sul pluralismo delle idee. Per questo venerdì si è rifiutato di salire sul palco della Versiliana per intervistare Mallegni. «Una mossa inaspettata - dice stupito il sindaco -. Mi avevano detto che avremmo parlato mezz'ora di intercettazioni. Poi che non se la sentiva più perché lui è a favore della Severino e io contro. Roba da non crederci. Meno male è intervenuta Cinzia Monteverdi (amministratore delegato del Fatto , ndr ), grande professionista, che ha ringraziato me e la città» . «La verità è che Travaglio è meglio che stia fuori dagli incontri istituzionali, perché di solito li rovina tutti», ha detto scherzando. Ironia che non è servita a far sbollire i nervi a Mallegni: «Poi Travaglio mi ha chiamato, ma 42 minuti di telefonata non sono bastati a convincermi. Ha detto che non voleva farmi fare una brutta figura. Forse pensa che sia un minuscolo rappresentante di campagna della politica locale, non sapendo che se mi avesse attaccato mi avrebbe fatto un regalo». Travaglio trascura un altro aspetto rilevante: il Comune finanzia la festa del Fatto quotidiano con 15mila euro, oltre alla messa a disposizione di microfoni e impianti. «Sono pronto a firmare il contratto della festa del Fatto per altri 4 anni, perché io rispetto le idee diverse dalla mia.
Ma se Travaglio aveva già intenzione di non incontrarmi, allora avrebbe fatto bene a non accettare di venire a Pietrasanta per la festa del suo giornale. Ci sono tanti altri posti pronti a ospitarlo ».Mallegni sa di aver ragione, «per confrontarsi ci vogliono le palle e quelle non si comprano in farmacia». E nemmeno le regalano in allegato ai quotidiani.