"La fase è discendente. Ma non saremo liberi da un giorno all'altro"

Il direttore sanitario dello Spallanzani: "Chi ignora le regole compie un vero delitto"

"La fase è discendente. Ma non saremo liberi da un giorno all'altro"

«Vedo in giro comportamenti sbagliati e che non esito a definire delittuosi da parte di chi ignora le misure di contenimento e non rispetta le regole: così rischiamo di vanificare gli sforzi fatti fino ad ora».

Francesco Vaia, direttore sanitario dell'Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma ha appena incassato i complimenti del presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, per il «lavoro formidabile» del team dell'Istituto che, curando la coppia di turisti cinesi, ha di fatto messo a punto un trattamento di cura sperimentale per il Covid 19, un virus per molti aspetti ancora sconosciuto. Per questo, insiste Vaia, non si può pensare che la Fase 2 significhi che da un giorno all'altro saremo «liberi tutti».

Professor Vaia in quale scenario ci troviamo ora?

«L'osservazione empirica dei dati ci dice che siamo in una fase discendente ma non dobbiamo farci illusioni. Non si torna alla vita di prima in un giorno».

Ritiene opportuno passare alla Fase 2? Con gli stessi tempi per tutto il Paese?

«A decidere sarà la politica ma a mio giudizio non è sbagliato. Occorre attenersi ai dati tecnico-scientifici e al buon senso. Nel Lazio siamo scesi a un indice di contagio dello 0,5 ma dobbiamo comunque mantenere la situazione sotto controllo fino al vaccino».

Quali sono le situazioni più a rischio?

«Certamente i trasporti, non possiamo tornare ad affollare le metropolitane o i bus. Questa sarà una fase di svezzamento, di transizione: le persone devono mantenere le regole di distanziamento, curare l'igiene, indossare le mascherine, che in fondo ci hanno fatto riscoprire quanto sia importante guardarsi negli occhi».

E le scuole?

«Si devono escogitare formula innovative. Impensabili le classi di 30 alunni: occorrerà moltiplicare gli spazi. Gli istituti che hanno un giardino o ampie palestre possono riuscire a rispettare il distanziamento. L'organizzazione delle lezioni soprattutto per i più piccoli sarà il rebus più difficile da risolvere. Ritengo invece sia possibile far tornare le persone in chiesa e nei luoghi di culto: con ingressi contingentati e le finestre aperte, in modo controllato».

Molti temono che il virus si diffonda nuovamente con la stagione invernale, un colpo di coda che provocherebbe molte vittime.

«Se il virus si dovesse nuovamente ripresentare in forma epidemica incontrollata vorrebbe dire che non abbiamo fatto nulla per evitarlo. La ripresa dell'epidemia non sarebbe una fatalità».

Come evitare le ricadute?

«Dobbiamo potenziare la nostra capacità diagnostica su tutto il territorio. Lo Spallanzani lo ha fatto da subito dopo aver riscontrato la presenza del virus grazie alla coppia di turisti. A Nerola ad esempio abbiamo eseguito la sequenza dei tre test: sierologico e tampone e ne abbiamo così anche verificato la attendibilità. Abbiamo individuato i positivi e quelli che avevano già sviluppato gli anticorpi. È già partito in accordo con la Regione il tracciamento ampio sulla popolazione: nel giro di 15 giorni eseguiremo 300mila test. Dobbiamo capire quante persone sono venute a contatto con il coronavirus. Nei cluster già esaminati la percentuale è intorno al 3 per cento».

Giusto mantenere ospedali dedicati esclusivamente al Covid 19?

«È indispensabile: occorre separare e isolare i pazienti e anche i positivi senza sintomi.

Noi domani (oggi ndr) inauguriamo nella nostra struttura un reparto ad alto isolamento, 40 posti letto a pressione negativa dove il rischio infezione è zero. Una struttura unica: superato il Covid la useremo per i pazienti affetti da agenti patogeni multiresistenti e per studiare l'antibioticoresistenza».

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