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Fassino vuole gli Esteri ma c'è il veto M5s La soluzione? Rinviare tutto a settembre

C'è chi spinge per congelare tutto (anche il rimpasto) a dopo le Regionali

Fassino vuole gli Esteri ma c'è il veto M5s La soluzione? Rinviare tutto a settembre

La maggioranza giallorossa si incarta sul rinnovo delle presidenze delle commissioni di Camera e Senato. I veti dei Cinque stelle sui candidati dem e di Italia viva bloccano la trattativa. Ieri è stata un'altra giornata di vertici e colloqui: alle 18 si è svolta una riunione dei capigruppo della maggioranza, alla presenza anche del ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà, poi un'assemblea del capo grillino Vito Crimi con deputati e senatori. L'accordo non c'è. Resta sul tavolo l'opzione di rinviare l'elezione dei vertici delle commissioni parlamentari a fine settembre, aspettando il voto delle elezioni regionali. E magari inserendo nell'accordo il mini-rimpasto di governo. Il primo braccio di ferro tra Pd e M5s si consuma sulla commissione Esteri della Camera dei Deputati. I dem vogliono l'ex sindaco di Torino Piero Fassino, in subordine Laura Boldrini. I 5 stelle (l'ala vicina al ministro degli Esteri Luigi di Maio) non vogliono mollare Marta Grande, presidente in carica. Altro campo di battaglia è la commissione Finanze: i renziani di Italia Viva sperano di piazzare uno tra Luigi Marattin o Raffaella Paita. Anche qui si alza il muro dei Cinque stelle, che minacciano di riconfermare il dissidente (ex M5s) Raffaele Trano. Mentre alla Bilancio a Montecitorio al posto del leghista Claudio Borghi dovrebbe andare il dem Fabio Melilli. Scontro anche sulla commissione Trasporti: il leghista Alessandro Morelli deve far posto a un deputato del Pd. Si fanno i nomi di Chiara Braga e Piero De Luca. Ma in questo caso i Cinque stelle non vogliono lasciare la poltrona agli alleati. I grillini sarebbero pronti a sacrificare la presidenza della commissione Cultura, occupata da Luigi Gallo. Ma solo nel caso in cui il ministro della Pubblica Istruzione Lucia Azzolina resti al proprio posto. I grillini non vorrebbero concedere al Pd il controllo totale (ministero e commissione) dell'Istruzione. Stesso discorso per la commissione Lavoro: l'elezione del nuovo presidente, al posto del leghista Andrea Giaccone, è collegata al destino del ministro del Lavoro Nunzia Catalfo. C'è chi nel M5S suggerisce, infatti, di congelare (e rinviare) a fine settembre l'elezione delle commissioni Cultura e Lavoro. Al Senato il Pd ha calato 4 nomi: Dario Parrini per gli Affari costituzionali, Dario Stefano alle Attività produttive, Roberta Pinotti alla Difesa e Luciano D'Alfonso alle Politiche comunitarie. A Palazzo Madama Crimi ha appaltato la trattativa a Paola Taverna che sta giocando in prima persona la partita con i dem. Ci sarebbero da accontentare anche Italia Viva e Leu: i renziani vogliono almeno due commissioni. Leu spinge per Pietro Grasso alla guida della commissione Giustizia. Ma i Cinque stelle hanno un problema: Crimi vorrebbe riconfermare tutti i presidenti uscenti. Teme che in caso di sostituzioni qualcuno possa abbandonare il gruppo.

E sarebbe un grosso guaio per il governo che in Senato ha già numeri ballerini.

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