Fatale la trappola esplosiva: tre pompieri morti nel casale
6 Novembre 2019 - 17:00Intervento dopo il primo boato. Poi la deflagrazione travolge l'intera squadra. Bombole collegate al timer
Un crepitio leggero. «Come un brusio verso mezzanotte meno dieci», spiega il signor Pasquale Umberto che abita a circa 300 metri. Poi dopo mezz'ora ecco uno scoppio fortissimo. Una persiana scavalca la siepe, vola sopra la strada, atterra in un prato fra le case e le cascine sprofondate nella notte. «Sono arrivato qua subito dopo - prosegue il testimone - e ho visto un ammasso di pietre, tegole, travi. Un pompiere, sepolto dai calcinacci, gemeva e muoveva appena un braccio mentre i colleghi cercavano disperatamente di liberarlo. A un certo punto il braccio si è fermato e i lamenti hanno lasciato il posto al silenzio».
Muoiono in tre, all'incrocio fra criminalità e fatalità: Matteo Gastaldo, Marco Triches, Antonino Candido, il più giovane, solo 32 anni. La prima esplosione, nel casale deserto e in vendita da un paio d'anni, sveglia i vicini che sentono il colpo e chiamano i carabinieri e i vigili del fuoco. Il secondo botto, molto più forte, travolge la squadra al lavoro: all'ingresso hanno visto attraverso una grata divelta, una bombola aperta collegata ad un timer e l'hanno chiusa, poi si sono spostati nella dependance, contigua all'edificio principale, alla ricerca di altre eventuali bombole. È il momento fatale in cui viene giù tutto. Tre vittime e tre feriti: fra di loro un carabiniere.
Un bilancio da guerra per quella che sembra subito una trappola: c'era un innesco, un timer rudimentale. La prima ipotesi, agghiacciante, è quella di un'imboscata dalla matrice mafiosa o terroristica, ma per fortuna già al mattino gli investigatori ridimensionano il quadro: è stato un atto doloso, ma nessuno aveva messo in conto l'intervento dei pompieri. Probabilmente, chi aveva organizzato l'attentato pensava che l'esplosione sarebbe stata una sola.
Insomma, si è trattato di un piano sfuggito di mano al suo ideatore. Il procuratore di Alessandria Enrico Cieri, pur addolorato, tira un sospiro di sollievo: «È stato un gesto deliberato, ma scartiamo la matrice eversiva». Piccola criminalità, dunque, sullo sfondo di un personaggio controverso: il padrone dell'immobile Giovanni Vincenti. Abitava qui fino a un paio d'anni fa, quando se n'era andato a cercare fortuna ad Alessandria. Negli anni aveva ristrutturato il complesso, acquistato nel 1994, con lavori imponenti, soluzioni raffinate e finiture di pregio. Col tempo aveva risistemato anche il secondo edificio, trasformandolo all'inizio in una scuderia per i cavalli, la sua grande passione, e poi nell'abitazione dei suoceri. Non solo: Vincenti aveva aperto anche un maneggio, ceduto in seguito quando la fortuna aveva voltato le spalle al piccolo imprenditore.
Un paio d'anni fa la famiglia aveva abbandonato la cascina, che è rimasta sul mercato fino a ieri al prezzo di 750mila euro. Ora la costruzione principale è danneggiata, il tetto squarciato; la dependance, diventata una tomba come in una fiction americana, è un ammasso di rovine. Per tutto il giorno vanno avanti gli interrogatori: Vincenti, la moglie Antonella, il figlio Stefano, a quanto sembra in pessimi rapporti con il padre. Tutti ascoltati, almeno per ora, come persone informate dei fatti, come dicono gli addetti ai lavori. «Abbiamo trovato un timer, una scatoletta e una bombola del gas - aggiunge Cieri - e abbiamo iniziato l'esame dei reperti», affidati ai tecnici del Ris di Parma, l'ormai celeberrimo reparto dell'Arma che ha sbrogliato molti casi. L'impressione è che la soluzione non sia lontana, negli innumerevoli affari del protagonista, dipinto da tutti come un personaggio spregiudicato, anche se i militari ripetono con una frase un po' contorta: «Non lo si può definire un pregiudicato».
Alle cinque del pomeriggio, dopo una giornata frenetica, anche il camion dei pompieri caduti sul campo viene finalmente spostato: i vetri sono rotti. Ma non sono stati i sassi di qualche manifestante, come talvolta capita.
No, è stato un ordigno in questa pianura appartata sotto le prime colline del Monferrato.
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