Chiacchiere, solo chiacchiere. Così Romano Prodi ha definito, davanti ai giudici del processo in corso a Napoli, la presunta compravendita di senatori che Silvio Berlusconi avrebbe messo in atto per farlo cadere nel 2008, quando era premier. Quella che doveva essere la vittima, o almeno il testimone chiave, dell'ennesima inchiesta-spettacolo nega di avere mai saputo di fatti certi.
Chi si intende di politica sa bene che le chiacchiere in quel mondo non sono l'eccezione, ma la regola. La politica, purtroppo, è fatta soprattutto di veleni, suggestioni, teoremi. Lo sanno tutti, tranne i pm di Napoli che hanno imbastito questa sceneggiata. E se a questo aggiungiamo che ogni legislatura decine di deputati e senatori cambiano casacca in base a convenienze politiche, personali, a volte anche solo per ripicca, ecco spiegata l'inutilità di un simile processo.
Prodi ha detto che aveva la sensazione «di manovre contro il suo governo». In democrazia questo sia chiama «fare opposizione» e non ci risulta essere reato. Se lo fosse, nessun politico si salverebbe dal gabbio. Non sarebbero a piede libero - tanto per fare qualche esempio - né gli scissionisti Fini e Alfano né il premier Renzi che fece cadere Letta con un inganno politico. E anche il presidente Napolitano potrebbe finire indagato da un momento all'altro.
La verità di Prodi ieri faceva il paio con un'altra inaspettata ammissione: contro Berlusconi c'è stato e c'è un accanimento giudiziario. Sul Fatto Quotidiano, giornale ufficiale delle procure e dell'antiberlusconismo militante, è infatti apparso un articolo, firmato da Marco Lillo, in cui si dà atto che la condanna a sette anni inflitta a Berlusconi per il caso Ruby è ingiusta ed eccessiva. Non sappiamo perché proprio ora, a poche ore dalla sentenza di appello, il Fatto apra una crepa nel muro su cui per anni sono rimbalzati gli avvocati difensori del Cavaliere.
Noi pensiamo che istruire quel processo - come quello di Napoli sulla compravendita di senatori - sia stata cosa ingiusta ed eccessiva, ma ci fa piacere che - sia pure con anni di ritardo - qualcuno almeno cominci ad ammettere anomalie evidenti nel lavoro della magistratura.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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