Da un po' andava ripetendo le sue accuse e alla fine è passato all'azione: Donald Trump ha annunciato la sospensione dei cospicui fondi americani destinati all'Organizzazione Mondiale della Sanità (in sigla Oms, un'agenzia delle Nazioni Unite con sede a Ginevra), bollata come filocinese e corresponsabile con «l'atteggiamento politicamente corretto e molto ingiusto verso gli Stati Uniti» del suo direttore generale della rovinosa diffusione negli Usa dell'epidemia di coronavirus. Secondo Trump, l'Oms ha fornito informazioni false sulle caratteristiche della malattia per andare incontro agli interessi di Pechino, causando «ritardi che sono costati vite umane». E ben poco tempo ci è voluto perché la clamorosa decisione della Casa Bianca suscitasse l'ennesima bufera con il presidente americano come bersaglio.
Il taglio della quota statunitense rischia di mettere l'Oms, proprio come a suo tempo l'Unesco lasciata a secco da un Trump stanco di finanziare iniziative antiamericane, in grave difficoltà nel pieno di una crisi sanitaria di dimensioni planetarie: per il 2020 si tratta di circa 116 milioni di dollari, pari al 22 per cento del totale dei finanziamenti che riceve l'organizzazione. Così non stupisce che il coro di proteste sia pressoché unanime e mondiale. Ovviamente è la stessa Oms, per bocca del suo massimo dirigente Tedros Ghebreyesus, un etiope che Trump ha messo personalmente nel mirino, a reagire: «Non c'è tempo da perdere dice il direttore generale l'unica preoccupazione dell'Oms è quella di salvare vite umane e fermare la pandemia. Noi speriamo che gli Stati Uniti continueranno a essere generosi amici dell'Oms, perché questo è il momento di mostrare unità nella lotta contro una minaccia comune». Parole molto simili sono state pronunciate dal segretario generale dell'Onu Antonio Guterres e dal responsabile della politica estera dell'Unione europea Josep Borrell, mentre Francia e Germania invitano Trump a rafforzare l'Onu invece che indebolirla.
Toni assai meno diplomatici hanno invece usato le diplomazie di Russia e Cina, affiancate nella polemica antiamericana dal loro alleato iraniano. Se Serghei Ryabkov numero due del ministero degli Esteri russo denuncia «l'approccio molto egoista degli Stati Uniti, che anche in questa occasione danno la colpa dei loro problemi a qualcun altro», Pechino accusa la Casa Bianca di «minare la cooperazione internazionale contro l'epidemia». Il ministro degli Esteri di Teheran, Mohammad Javad Zarif, coglie l'occasione per ricordare al mondo «ciò che l'Iran sa da tempo: il bullismo e le intimidazioni del regime americano (sic) non sono semplicemente una dipendenza, ma uccidono le persone».
Anche l'opposizione democratica americana, con la speaker della Camera Nancy Pelosi, attacca personalmente Donald Trump e accusa la sua gestione della crisi di «incompetenza». Trump, secondo la Pelosi, «è un leader scadente, un debole che non si assume responsabilità ed è pronto a mettere a rischio la salute degli americani per cercare di scaricare la colpa dei suoi fallimenti.
Anche la voce del fondatore di Microsoft, Bill Gates, attualmente impegnato in prima persona a sostegno degli sforzi per la realizzazione di un vaccino contro il Covid-19, si è levata contro il presidente: «Interrompere il finanziamento all'Oms durante una crisi sanitaria globale è pericoloso proprio quanto sembra esserlo. Il mondo ha bisogno dell'Oms come non mai», ha detto Gates.
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