il ddl Zan è «pieno di elementi negativi», non è sicuramente tra le priorità di questo Paese che «deve pensare all'emergenza sanitaria ed economica dovuta alla pandemia». Un decreto che ha lo scopo di «promuovere l'ideologia gender che trovo aberrante». Il vescovo di Ventimiglia-Sanremo, monsignor Antonio Suetta, commenta al Giornale il dibattito politico sul ddl contro l'omotransfobia. E si scaglia contro Fedez: «Da lui un tentativo pubblicitario piuttosto maldestro».
Monsignor Suetta, che cosa pensa del ddl Zan?
«Ritengo che sia una proposta di legge inaccettabile, negativa. Viene indicata come una legge di tutela e di protezione, ma queste tutele esistono già nel nostro ordinamento giuridico. Se non venissero considerate sufficienti, si può migliorare questo aspetto. Ma credo che questo ddl sia una modalità nemmeno tanto nascosta per promuovere una visione antropologica aberrante, ovvero l'ideologia gender, un'aberrazione della mente umana. È uno strumento legislativo che si vorrebbe approvare dietro la parvenza buona di tutelare i diritti delle persone, ma che in realtà vuole affermare questa ideologia, portando a vere e proprie derive liberticide».
Sta dicendo che non è volto a promuovere i diritti di tutti?
«Sì, il ddl va a introdurre forme di interventi educativi rivolti soprattutto ai giovani nell'ambito scolastico per promuovere una vera e propria propaganda dell'ideologia gender, privando le famiglie di un fondamentale diritto alla formazione dei figli. Lo trovo pericolosissimo. Di fatto si traduce in una negazione della libertà di tante altre persone e una promozione forzata del disvalori riconducibili all'ideologia gender».
Il dibattito politico è acceso.
«Trovo inopportuna questa insistenza su un argomento così decisivo per le coscienze, per l'identità stessa di una comunità civile. Lo trovo inopportuno di fronte alle vere urgenze che premono, come la pandemia e le sue conseguenze economiche e sociali. Questa è l'emergenza. Questo è un governo di scopo, nato per risolvere i problemi connessi alla pandemia e per la gestione ordinaria. Non mi pare sia titolato ad affrontare una questione del genere riducendola soltanto a una questione di numeri. Quando le tematiche e le decisioni che sono in gioco sono di questa portata meritano un altro dibattito e un altro punto di partenza da un punto di vista della base popolare.
Che cosa pensa dello show di Fedez al concerto del Primo maggio?
«Mi pare che sia stato un tentativo pubblicitario piuttosto maldestro. Non mi sembra quello il contesto più idoneo per affrontare un argomento così delicato. È vero, ognuno può esprimersi come crede, ma non mi pare che la persona di spettacolo abitualmente definito influencer sia il contributo migliore per quella riflessione. E poi la modalità, quel monologo, lo trovo un modo piuttosto invasivo. Credo che la tv pubblica debba fare un altro servizio su questi temi, favorire un adeguato confronto e approfondimento.
È ben doveroso che la televisione pubblica tratti questo argomento, ma dando uguale spazio a tutte le voci e soprattutto non riducendo la questione a una situazione tipo tifo da stadio o sull'onda della popolarità del personaggio. E non a botte di slogan. L'ho trovato inopportuno, una scorrettezza, un siparietto architettato come una macchina da propaganda, una sorta di violenza ideologica e di pressione mediatica».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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