Ferie e responsabilità civile scoppia lo scontro fra toghe "C'è chi tutela il governo"

Il referendum di gennaio sulla riforma mette contro toghe rosse e moderati. Unicost e Area accusano i magistrati di sinistra: "Puntano al flop di votanti"

Ferie e responsabilità civile scoppia lo scontro fra toghe "C'è chi tutela il governo"

Il tam tam sulle mailing list delle toghe ricorda che mancano 25 giorni alla data del referendum indetto dall'Anm per limitare i danni delle ultime riforme del governo Renzi, da quella sulla responsabilità civile al taglio delle ferie.Ma in realtà tra le correnti si assiste ad una vera e propria resa dei conti, con le due moderate che accusano le due di centrosinistra di boicottare l'appuntamento del 17,18 e 19 gennaio, per non acuire la tensione con il governo. Anche dentro Magistratura indipendente e la neonata Autonomia e Indipendenza (guidata da Piercamillo Davigo), la base attacca i dirigenti perché non farebbero abbastanza per portare al voto gli iscritti. E in tutti serpeggia la ribellione contro la gestione del vertice Anm guidato da Rodolfo Sabelli, definito filogovernativo, per non aver saputo o voluto contrastare le riforme renziane. Sui quattro quesiti referendari la raccolta delle firme è iniziata un anno fa, ma ora che si avvicina il voto è calato il silenzio. Nell'ultima riunione del Direttivo, Area ed Unicost hanno respinto la proposta di Magistratura Indipendente di un election day che avrebbe favorito la partecipazione al referendum, facendolo coincidere con il rinnovo del Comitato dirigente e dei consigli giudiziari del 6-7-8 marzo. Bocciato pure il tentativo di introdurre il voto telematico, sempre per aumentare il numero dei votanti.A suscitare dure proteste è stata anche la giustificazione del risparmio, sui costi delle assemblee telematiche e della edemocracy. Per i rappresentanti di Mi, in realtà, l'Anm sperpera centinaia di migliaia di euro per congressi inutili. L'ultimo sarebbe costato circa 380mila euro e già ci sarebbe stato un «risparmio» di 80mila su quello precedente, per il quale ne sono stati sborsati ben 460mila, anche per regalare ai partecipanti il recital del comico Antonio Albanese, alias Cetto La Qualunque, al teatro Capitol di Roma.Ora che si tratta di difendere i loro stipendi, le loro pensioni, le loro ferie, i carichi di lavoro e i limiti della responsabilità civile per errori giudiziari, lamentano, i soldi non ci sono. E sono in tanti, tra le toghe, ad essere infuriati.Se il referendum sarà un flop, temono, si tradurrà in una sconfitta totale della magistratura associata. «Saremo di nuovo colpiti - prevedono- anche nello stipendio e nella pensione, perché saremo visti dal governo come apatici e inermi». Insomma, votare si o no, ma votare comunque.

I quesiti referendari propongono: 1)dopo la riforma della responsabilità civile, il blocco per 7 giorni «dell'attività di supplenza dei magistrati, in mancanza del personale amministrativo»; 2)la destinazione di un terzo dei contributi all'Anm per le spese di assicurazione; 3)la richiesta al Csm di introdurre entro 2 mesi i «carichi esigibili», cioè il lavoro sostenibile da ogni toga, in modo da non poter essere accusato dei ritardi sugli incarichi in eccesso; 4) la sospensione dei termini per il deposito dei provvedimenti giudiziari nel periodo feriale e la possibilità di fissare udienze 10 giorni dopo il rientro, per evitare di dover lavorare in vacanza.Con email, locandine e appelli disperati una minoranza delle toghe chiama alla mobilitazione, sostenendo che l'appuntamento è «storico». Gli altri, invece, boicottano.

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