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"Fi cresce perché è leale al governo. Il suo bacino elettorale va oltre il 20%"

Il sondaggista: "Ha ulteriori margini se rafforza il suo ruolo nel Ppe. Sull'Ucraina pone il dialogo prima di tutto: una narrazione efficace"

"Fi cresce perché è leale al governo. Il suo bacino elettorale va oltre il 20%"

«La lealtà al governo Draghi ha contribuito alla crescita di Forza Italia, ma gli azzurri continuano ad avanzare nei sondaggi anche ora che l'esecutivo è in difficoltà». Per Carlo Buttaroni, presidente di Tecnè, il 10,7% che il suo istituto di ricerca dà a Forza Italia, non è frutto del caso.

Quali sono gli altri motivi di questo ritrovato vigore?

«Forza Italia ha beneficiato di essere un partito che non alza i decibel e che si colloca lealmente nell'area dei moderati del centrodestra, espressione del Ppe e, quindi, fedelmente ancorato alle radici in Europa».

Fi quando ha iniziato a crescere di nuovo?

«Il dato più basso è il 7,4% del 15 ottobre dell'anno scorso. Il 2 febbraio, invece, era data all'8,8%, mentre oggi le attribuiamo il 10,7%. Nel giro di pochi mesi è cresciuta ben tre punti percentuali».

Può crescere ancora?

«Sì, anzi. Ha anche ampi margini di crescita, se rafforza il suo ruolo nell'ambito della famiglia dei Popolari europei. Poi, deve rafforzare anche la comunicazione sui temi concreti perché il livello di elaborazione delle proposte politiche degli azzurri è molto alto, ma non raggiunge il proprio potenziale per un limite nella narrazione».

Il 20% indicato da Berlusconi, quindi, non è una cifra troppo ambiziosa?

«No. Le percentuali che noi vediamo nei sondaggi sono il punto di messa a terra degli elettori che vanno a votare. Altro è il bacino elettorale e quello di Forza Italia è addirittura ben più alto del 20%. Può arrivare a valere anche il 30%. Il problema non è quanto vale quell'area, ma riuscire ad attirare i consensi. In questi anni, infatti, Forza Italia è stata data per morta tante volte eppure è ancora viva».

Qual è la percezione che gli italiani hanno di Forza Italia?

«In base a un sondaggio che abbiamo condotto di recente risulta che, se gli italiani dovessero votare secondo le famiglie europee, i Popolari sarebbero il primo partito. Questo non significa che tutti voterebbero Forza Italia, ma quell'area in Italia è tradizionalmente consistente. La cultura cattolico-popolare ha radici molto solide e continuerà ad averle. Gli elettori vedono in Forza Italia il centro del centrodestra e questo è un punto di forza perché è un punto di mediazione».

Capitolo guerra. L'approccio realista di Fi è più vincente del pacifismo tout-court di Conte?

«Sì, Forza Italia ha sicuramente un atteggiamento realista. Non spinge per stressare il conflitto, anzi pone sempre il dialogo prima di tutto. Questo tipo di declinazione che diventa narrazione è molto efficace. La linea di Conte del pacifismo a oltranza non sta pagando o sta pagando meno di quanto egli sperasse. Alla fine, le persone si rendono conto che c'è chi ha aggredito e chi è aggredito per cui il pacifismo non declinato nella realtà trova poco spazio. Forza Italia ha trovato un giusto punto di equilibrio».

Il centrodestra a quanto è dato e quanto può arrivare?

«Al momento è al 49%, ma l'area del centrodestra può arrivare anche al 53-54%.

I progressisti, inclusi i Cinquestelle, si fermano intorno al 40-44%, compresi anche Renzi e Calenda».

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