FI lancia l'allarme sui capitali cinesi: "Rischiamo la dipendenza da Pechino"

Gli azzurri: "Sì a intelligence Ue". Dombrovskis prende tempo

FI lancia l'allarme sui capitali cinesi: "Rischiamo la dipendenza da Pechino"

Forza Italia in Europa accende un faro sulla penetrazione dei capitali cinesi nel Vecchio Continente. Per richiamare l'attenzione delle istituzioni dell'Ue sul tema il presidente Silvio Berlusconi e il coordinatore nazionale Antonio Tajani (nella foto), entrambi eurodeputati iscritti del Partito popolare Europeo, hanno firmato una interrogazione alla Commissione europea per chiedere un rafforzamento dei meccanismi di controllo. Nella interpellanza i due leader azzurri ricordano come nel novembre scorso il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica Italiana abbia approvato una relazione «che mette in guardia dalla penetrazione di capitali cinesi nel tessuto economico italiano».

Scenario confermato dai dati: «Gli investimenti cinesi sono passati dai 573 milioni di euro del 2015 ai 4,9 miliardi del 2018. Di questi - si legge nella interrogazione - destano maggiore preoccupazione quelli in società che detengono asset infrastrutturali strategici».

C'è la multinazionale cinese State Grid, il colosso cinese dell'energia elettrica, «detiene il 35 % di Cdp Reti Spa che controlla le reti energetiche (Snam, Terna, Italgas)». Poi le aziende: «Sul territorio italiano, inoltre, operano 50.797 imprenditori nati nella Repubblica popolare cinese (17.000 nel manifatturiero)».

Si tratta di un fenomeno che secondo Berlusconi e Tajani, «rientra nel disegno di espansione economica della Cina in Europa». Strategia che passa dalla «acquisizione del porto di Duisburg in Germania, del Pireo in Grecia» e da altre acquisizioni.

«Il rischio di una dipendenza dell'Europa dalla Cina è incalcolabile, avvertono gli europarlamentari popolari, che chiedono alla commissione cosa fare per «rendere ancora più stringenti le misure del regolamento» sul controllo degli investimenti diretti extraeuropei nei settori strategici. Auspicano «una politica industriale europea più coordinata». E chiedono la creazione di «una struttura in grado di veicolare informazioni strategiche di tipo economico e industriale, provenienti dai servizi di sicurezza degli Stati membri».

Nella risposta il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis, ricorda che il meccanismo di cooperazione istituito nell'Ue per il controllo degli investimenti esteri diretti (Ied) «si applica da ottobre 2020 e la Commissione ne valuterà il funzionamento e l'efficacia entro ottobre 2023». Per il momento la priorità «la sua piena attuazione».

Il politico lettone sostiene che gli Stati membri dovrebbero dotarsi si «un meccanismo che consenta loro di controllare gli Ied in tutti i settori per motivi di sicurezza o di ordine pubblico». Ma per il momento «la Commissione non intende creare una struttura in grado di veicolare informazioni strategiche di tipo economico e industriale provenienti dai servizi di sicurezza degli Stati membri».

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