Uno fa sapere di essere pronto alla «rivoluzione d'ottobre», l'altra di volere un partito che non sia succube di Salvini e possa resistere all'annessione sovranista. Mara Carfagna e Giovanni Toti continuano a lavorare per definire il piano di rilancio di Forza Italia e offrire anche mediaticamente l'immagine di un partito pronto a rimettersi in gioco e riconquistare posizioni (ieri hanno partecipato insieme alla registrazione di un programma Sky con una intervista congiunta).
L'idea di fondo è quella di organizzare innanzitutto un congresso serio. Quindi due (o più) mozioni, con contenuti opposti e i delegati con piena libertà di movimento. Con il patto che chi perde non scappa. Inoltre il congresso non esclude le primarie che per Toti rappresentano una conditio sine qua non per continuare il proprio mandato riformatore, e su cui anche la Carfagna mostra di non voler opporre resistenze («in passato fui io stessa a proporle», ricorda).
Le primarie d'altra parte, sia pure a livello locale, sono uno strumento che è stato sperimentato più volte da Forza Italia, magari in maniera sporadica, ma spesso con una partecipazione importante da parte degli elettori. L'ultima volta è avvenuto nelle scorse settimane per la scelta del candidato sindaco di Bari e Foggia, ma i precedenti sono molti, come ricorda Francesco Giro che fu protagonista dell'organizzazione delle primarie romane del 2007 che mobilitarono quasi 50mila simpatizzanti per la scelta dei candidati al congresso cittadino, con Silvio Berlusconi che si presentò a un gazebo come gesto di partecipazione, senza però essere ammesso al voto, essendo residente a Milano.
Il partito, insomma, si sente pronto a questa rivoluzione, vuole essere messo alla prova e dimostrare di poter sostenere la sfida. Ieri, peraltro, Mara Carfagna si è anche ritrovata alle celebrazioni per il 245esimo anniversario della fondazione della Guardia di Finanza, in compagnia di Matteo Salvini e Luigi Di Maio, nel centro sportivo di Villa Spada a Roma. I due si sono salutati e hanno promesso di parlare più diffusamente in un'altra occasione. «Ho fatto i complimenti alla Carfagna e gli ho augurato buon lavoro», ha detto il leader della Lega.
Chi saluta con soddisfazione il cambio di passo forzista, parlando con QN, è Mariastella Gelmini. «Abbiamo introdotto una grossa novità nella vita del partito. Prima facevamo congressi provinciali e comunali, ma il nostro statuto è sempre stato presidenzialista. Ora Berlusconi, con un grande gesto di generosità e con lungimiranza, ha deciso di condividere una parte del suo potere decisionale. È stato nominato un board di cinque persone - Carfagna, Toti, Tajani, Bernini e la sottoscritta - che ha il compito di stabilire le regole per un congresso nazionale». «Il congresso - ha sottolineato l'esponente azzurra - lo chiedevano molti di noi. Siamo all'inizio di un percorso di riorganizzazione complessiva.
Se ci saranno le primarie, immagino che i candidati non mancheranno. Il software va riammodernato. E Berlusconi, che è stato un grande innovatore, è consapevole che è il momento di innovare ancora. Vedo tanto entusiasmo e una prateria immensa fra Zingaretti e Salvini».
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