
La decisione di escludere Israele dalla prossima edizione della Fiera del Levante oltre a rappresentare una scelta moralmente e politicamente discutibile, rischia di trasformarsi anche in un autogol economico. È questo il messaggio che si alza dall'ambasciata israeliana.
"I cittadini della Regione Puglia e della città di Bari non trarranno alcun guadagno dalla decisione presa dal sindaco del capoluogo. L'interesse della popolazione pugliese non deve essere danneggiato dalle decisioni politiche locali", scrive in un comunicato l'ambasciata israeliana in Italia. Israele è leader mondiale nelle tecnologie idriche, con cui da anni collabora proficuamente con enti e aziende pugliesi".
A Bari, proprio alla Fiera del Levante, si è tenuto nel 2023 il Water Innovation Summit Italia-Israele, conferenza sul servizio idrico integrato. Le collaborazioni tecnologiche e commerciali tra Israele e Puglia sono un bene comune estremamente prezioso e mutualmente vantaggioso che non deve essere danneggiato da strumentalizzazioni politiche".
A far discutere è la scelta - in un luogo che da sempre rappresenta un'occasione di incontro e di scambio tra popoli - di puntare il dito contro un unico Paese, uno Stato peraltro dalla lunga e forte tradizione democratica. "Se l'Iran o la Corea del Nord dovessero iscriversi verrebbero accettati?" chiedono provocatoriamente Francesco Giubilei e Fabrizio Tatarella, presidente e vicepresidente della Fondazione Tatarella. Anche la presidente dell'Ucei, Noemi Di Segni, chiede al presidente della Fiera Gaetano Frulli di tornare sui suoi passi: "Si può aiutare la popolazione civile palestinese con azioni concrete, non escludendo un intero Paese e le sue aziende". E ancora: "Se vale un filtro morale, ci si aspetta allora un elenco molto lungo di Stati da bandire".
Walker Meghnagi, presidente della Comunità ebraica di Milano, è ancora più netto e punta il dito contro il Partito democratico: "Vi state abituando alle aggressioni agli italiani di religione ebraica: non fate comunicati per condannare le aggressioni, non fate manifestazioni di solidarietà contro l'antisemitismo, non fate dibattiti con tema le aggressioni agli ebrei. L'antisemitismo si combatte nel presente e nel futuro, non solo con lo sguardo rivolto al passato".
Elly Schlein non replica alle critiche di Meghnagi, torna anzi puntare il dito contro il premier israeliano. "Le voci di dissenso che si stanno alzando nella società israeliana vanno sostenute. È fondamentale fermare subito Netanyahu e i suoi crimini a Gaza e in Cisgiordania" scrive sui social.
Il centrodestra, invece, assume posizioni chiare contro una decisione che rischia di alimentare una volta di più la confusione tra la critica a un governo e la colpevolizzazione di un intero popolo. Maurizio Gasparri due giorni fa ha parlato apertamente di antisemitismo.
Mentre il vicepresidente del gruppo di Fratelli d'Italia a Montecitorio, Alfredo Antoniozzi, definisce la scelta "una ritorsione inutile", proponendo piuttosto "di unire i prodotti israeliani con quelli arabi per dimostrare che può esserci una condivisione tra popoli, per ridare la speranza di una pace. Siamo tutti colpiti da ciò che succede a Gaza ma le ritorsioni di questo genere a cosa servono? A farsi pubblicità?"