Quella figlia prigioniera alla ricerca della verità

Dalle altalene politiche agli scambi di lettere con i terroristi delle Br. "Ho scontato più anni di voi"

Quella figlia prigioniera alla ricerca della verità
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La cifra della sua vita è stata il tormento. E forse non può essere diversamente perché se l'uccisione di Aldo Moro (nella foto) fu uno degli eventi più traumatici della storia repubblicana, lasciò in una voragine di dolore, risentimento e dubbi la sua famiglia. Maria Fida Moro, la primogenita di quattro figli, se n'è andata ieri a 77 anni dopo un'esistenza erratica e difficilmente inquadrabile. Troppo grande era la frattura prodotta da quel sequestro, la sofferenza centellinata per quasi due mesi, le lettere struggenti a casa, la scomunica del partito da parte del prigioniero ormai disilluso, l'inevitabile corteo dei veleni e dei presunti misteri.

Dalla «prigione» il padre aveva dedicato righe drammatiche al nipotino Luca, figlio proprio di Maria Fida: «Con Luca - si legge nell'ultima lettera - mi avete dato la gioia più grande e questa è per me la punta più acuta di questa dolorosissima vicenda». Luca che era con i nonni anche l'ultima mattina, quella del 16 marzo 1978.

Tutti gli anni che sono venuti dopo non sono bastati per rimarginare quella ferita. E forse nemmeno per elaborare un lutto troppo incombente.

Fra politica e dietrologie. Nel 1987 Maria Fida viene candidata dalla Dc ed è eletta al Senato. Pare si possa voltare pagina, ma è una pia illusione, come conferma il suo peregrinare a zig zag, seguendo traiettorie dello spirito quasi incomprensibili.

Così nel 1990 lascia la Dc e passa a Rifondazione, ma nemmeno quella è la casa dove trovare pace. Ad un certo punto abbandona pure la sinistra radicale e ricompare nelle Marche, questa volta con la bandiera del Movimento sociale italiano, nel tentativo di conquistare un municipio. Successivamente entra per le Europee del 1999 nella lista promossa da Lamberto Dini ma neppure quello è l'approdo definitivo.

Insomma, in qualche modo ricalca la biografia del padre, attraversa il Palazzo ma sempre con un disagio di fondo che trasforma il suo cammino in un percorso a ostacoli. E poi si iscrive al partito di quelli che pensano che il rapimento non sia la storia che tutti conosciamo, ma molto altro, nell'ombra di inconfessabili retroscena, di trattative segrete, di verità indicibili. A dirla tutta, c'è una letteratura fiorente in materia, anche se i brigatisti sostengono di aver raccontato tutto, o quasi tutto, anche se i teoremi più arditi e suggestivi hanno gambe esili e non poggiano su prove solide, anche se un giorno Mario Moretti, il capo delle Br, l'uomo che interrogò Aldo Moro e gli sparò in un garage di via Montalcini, mi disse: «Con tutte le storie che si raccontano, oggi la Cia dovrebbe pagarmi almeno una pensione, invece la sera torno a dormire nel carcere di Opera».

Maria Fida cercò anche il dialogo, come la sorella Agnese, con gli ex terroristi ed è rimasta famosa la sua missiva del 2006 ad Adriana Faranda, la postina del sequestro: «Tu hai pieno diritto di avere una vita, ma anche noi la vorremmo. Tu dici di aver scontato la tua pena, noi abbiamo scontato la nostra. Tu hai fatto 16 anni, io 28. Tu hai finito e sei fuori, noi resisteremo nel carcere della disperazione a contemplare le nostre ex vite per sempre».

Nel quarantennale, poi, rieccola, questa volta a puntare il dito contro un'altra ex leader del partito armato, Barbara Balzerani: «Che palle questo quarantennale. Lo dico io che l'ho subito, lei che è fra quelli che l'hanno provocato, stia zitta».

Avrebbe voluto portare lo Stato italiano davanti alla Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo e poi davanti ad altri organismi internazionali, ma è rimasta intrappolate pure lei, prigioniera, fra quelle carte, milioni di pagine, e quei sospetti.

«È con profondo dispiacere - afferma ora Giorgia Meloni - che apprendo la notizia della scomparsa di Maria Fida Moro, donna tenace e animata da impegno civile» che «si è battuta

con determinazione per i diritti dei parenti delle vittime del terrorismo». Con la generosità e la tristezza di chi è rimasta orfana fino all'ultimo giorno. E anche i funerali si svolgeranno in forma strettamente privata.

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