
Si tuffa nel fiume e muore. Alla drammatica notizia il padre si uccide lanciandosi nel vuoto. Doppia tragedia, martedì pomeriggio, sull'Appennino modenese. Fabio Marchioni, 36 anni, muore sul colpo battendo la testa dopo essersi tuffato nel torrente Dardagna. Poche ore dopo e il padre Aurelio, 68 anni, si getta dal ponte Leo di Fagnano, perdendo la vita.
A rinvenire il corpo di Aurelio, all'alba di ieri, i vigili del fuoco impegnati per tutta la notte nelle sue ricerche. Padre e figlio erano molto noti in zona, da sempre gestivano uno storico albergo di famiglia, l'Hotel del Corso in pieno centro a Sestola, Modena. In passato Aurelio e la moglie avevano vissuto il dramma della perdita di una figlia, scomparsa prematuramente. Ieri quello che dalle indagini sembra si sia trattato di un terribile incidente, provoca un altro lutto.
A ricostruire l'accaduto i carabinieri e la Procura di Modena. Sono le 16,30. Fabio si tuffa nel corso d'acqua per un bagno. Il giovane, però, colpisce in pieno le rocce sul fondo perdendo i sensi e morendo, praticamente, sul colpo. A individuare il corpo trascinato dalla corrente delle cascate al ponte della Porrettana, lungo la provinciale 324, al confine tra le province di Modena e Bologna, un gruppo di turisti inglesi che lanciano l'allarme. Immediato l'intervento del 118. Quando i vigili del fuoco riportano il giovane a riva, purtroppo non c'è più niente da fare. Ogni tentativo di rianimarlo risulta inutile. Da un primo esame medico legale la morte del 36enne sarebbe stata provocata da un violento trauma cranico e non da annegamento, anche se sarà l'autopsia a chiarire esattamente la causa del decesso e stabilire se vi sia, o meno, acqua nei polmoni. Nessun testimone, tanto che non si può escludere del tutto un gesto estremo. Certo è che Fabio non avrebbe avuto motivo per togliersi la vita, tantomeno avrebbe lasciato biglietti o inviato messaggi a parenti e amici con le sue intenzioni. Insomma, un drammatico, maledetto, incidente.
Troppo per il papà, un uomo con la morte nel cuore per la perdita, anni addietro, di una figlia. Verso sera l'uomo fa perdere le proprie tracce. Una notte di ricerche, poi la macabra scoperta. Una folla silenziosa si è radunata ieri in corso della Libertà alla notizia della duplice tragedia. "Aurelio? Una persona squisita. Faceva l'albergatore per passione assieme a Fabio. Ti faceva sentire come se fossi a casa tua".
L'Hotel del Corso viene aperto nei primi anni 20 del secolo scorso dai nonni di Aurelio, Genoveffa e Oreste, come osteria con mescita di vino per i conduttori di muli che transitano ai piedi del monte Cimone. Nel dopoguerra la struttura viene trasformata in pensione con cucina annessa, per poi diventare un caratteristico albergo, noto sia d'estate che d'inverno a sciatori ed escursionisti. Dopo la laurea a Bologna Fabio decide di affiancare il padre nell'attività di famiglia.
L'amministrazione comunale ha proclamato il lutto cittadino e rinviato tutti gli eventi del fine settimana. "Ci stringiamo al dolore della famiglia e dei cari, certi della comprensione di tutti" si legge in una nota del sindaco Fabio Magnani.