Coronavirus

Figliuolo ammette. "Con AstraZeneca fatti degli errori, l'immunità arriva"

Il generale fa mea culpa: sul farmaco di Oxford si poteva comunicare meglio. Punta a raggiungere entro settembre l'80% di vaccinati con due dosi. "Ho visto una bella Italia, unita contro il nemico"

Figliuolo ammette. "Con AstraZeneca fatti degli errori, l'immunità arriva"

Sul pasticcio AstraZeneca fa mea culpa, anche se non è del commissario straordinario all'emergenza la responsabilità dei cambi in corsa dei limiti di età del vaccino di Oxford, degli stop and go e della beffa degli open day per più giovani. Una confusione che ha disorientato gli italiani, alimentando perplessità e diffidenza. «Probabilmente si poteva comunicare meglio», ammette Francesco Paolo Figliuolo a Domenica In su Rai1, riconoscendo che «nonostante tutto i cittadini hanno dimostrato di essere migliori di tutta questa situazione».

A giustificazione delle oltre dieci indicazioni diverse che sono state date sull'uso del vaccino dell'azienda anglo-svedese, osserva il generale, il fatto che questo virus è mutevole e che il rapporto rischi-benefici cambia nel tempo. I rapporti di farmacovigilanza hanno fatto il resto. «Se a un certo punto si è detto che, benché raramente, i vaccini adenovirali come Astrazeneca possono provocare eventi trombotici su una fascia della popolazione, si è deciso di non utilizzarlo. Chiaramente in un'altra condizione come eravamo all'inizio si usava tutto quello che avevamo, perché bisognava far calare la curva dei contagi. Non vuole essere una giustificazione, si poteva comunicare meglio ma è andata così. Ora sotto i 60 si fa la cosiddetta eterologa», spiega Figliuolo. Il generale invece ha fatto la seconda dose di AstraZeneca il giorno prima che entrasse in vigore la regola del mix di vaccini. Nonostante tutto la campagna vaccinale procede ai ritmi previsti. Ad oggi sono state somministrate 49,5 milioni di dosi, quasi il 70% della platea dei vaccinabili ha avuto una dose e uno su 3 sono completamente vaccinati. «Ritengo sia un bel risultato ma bisogna andare avanti», dice il commissario. Raggiunto il target delle 500mila somministrazioni al giorno entro aprile, che «sembrava un obiettivo fuori dal mondo, ora siamo a 600mila e l'obiettivo è renderlo costante». Se continua così Figliuolo è convinto che entro la fine di settembre avremo l'80% di vaccinati e quindi raggiungeremo l'immunità di gregge. «Anche se l'esperienza di altri Paesi ci mostra che dopo una certa soglia si fatica poi a trovare vaccinandi, dobbiamo continuare a vaccinarci», dice. Ci sono ancora oltre 2,5 milioni di over 70 non immunizzati e 1,5 milioni di over 60 da cercare. E vanno messi in sicurezza gli over 50. Poi ci sono i giovani, che «devono riappropriarsi della propria socialità e della propria libertà, devono riprendere il gusto del futuro». È arrivato il momento di tornare in discoteca, con un atteggiamento responsabile e con il green pass. Per questo devono continuare a vaccinarsi e soprattutto fare anche la seconda dose. «La vaccinazione per loro è un atto importante - spiega il generale - di grande consapevolezza e responsabilità. Perché mettendo al riparo i giovani si limita la circolazione del virus e delle varianti, e alla fine si mettono al riparo le classi più anziane, le nostre radici». Anche la classe 12-16 va messa in sicurezza prima della riapertura delle scuole. Agli scettici il commissario ricorda che la Federazione italiana pediatri ha messo in evidenza la sicurezza della vaccinazione dei ragazzi. E presto, quando saremo tutti vaccinati, «torneremo ad abbracciarci». «Gli italiani si sono comportati in maniera straordinaria. Hanno sopportato pazientemente - sostiene Figliuolo - capendo che il virus è un nemico infido che ci colpisce nel profondo.

Ho visto una bella Italia, un'Italia operosa che si stringe e dà il meglio di sé quando ha fiducia e vede che è ben guidata».

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