San Paolo. «Questo ragazzo (Zelensky, ndr) è responsabile della guerra quanto Putin, non c'è un solo colpevole». No, non è un Orsini qualsiasi, bensì l'ex presidente del Brasile Lula, tornato a far parlare di sé dopo un'intervista di copertina rilasciata alla rivista statunitense Time. Nella sua «analisi», Lula attacca duramente non solo il presidente ucraino - «a volte lo guardo in tv come se stesse festeggiando, ricevendo applausi, alzandosi in piedi da tutti i parlamenti e sono perplesso, sembra il protagonista di uno spettacolo» - ma anche Stati Uniti ed Europa. «Biden avrebbe potuto evitare la guerra, non incitarla. Avrebbe potuto prendere un aereo e andare a Mosca per parlare con Putin. È questo il tipo di atteggiamento che ti aspetti da un leader. No, non è solo Putin, anche Stati Uniti e Unione europea sono colpevoli di questa guerra». Poi, il già difensore a oltranza del terrorista dei Proletari Armati per il Comunismo, Cesare Battisti, torna alla carica contro Zelensky. «Si fa vedere in tv al mattino, il pomeriggio e pure di notte, appare al parlamento inglese, a quello tedesco e francese come se fosse impegnato in una campagna elettorale. Ok, sei stato un bravo comico ma non si fa una guerra per andare in tv. Zelensky dovrebbe essere più preoccupato per un tavolo dei negoziati». A detta di Lula è l'Occidente che «sta suscitando odio contro Putin, ma questo non risolverà nulla e, invece, sarebbe necessario incoraggiare un accordo e non alimentare ulteriormente il confronto». Ma il meglio di sé Lula lo dà con la sua analisi sulle cause del conflitto, in tutto simile a quella degli Orsini di casa nostra. «Qual è stato il vero motivo dell'invasione dell'Ucraina? Se è stato l'allargamento della Nato (come Lula continua a ripetere, ndr), Stati Uniti ed Europa avrebbero dovuto dire a chiare lettere: L'Ucraina non aderirà alla Nato». Questo, sempre secondo lui, «avrebbe risolto il problema». Inoltre, per l'ex presidente «ora non è il momento per l'Ucraina di unirsi all'Unione europea, che non doveva incoraggiare il confronto» come, invece, per Lula Bruxelles avrebbe fatto. Certo, dopo le sue recenti esternazioni a favore dell'aborto (a cui si oppone il 75% dei brasiliani), di una moneta unica latinoamericana per sostituire l'odiato dollaro Usa e dopo i pesanti attacchi contro la polizia, a suo dire troppo pro Bolsonaro, non stupisce che Lula stia crollando nei sondaggi. Se lo scorso dicembre era dato vincente già al primo turno, oggi sono appena 5 i punti percentuali di vantaggio sul presidente in carica. A detta degli analisti, se non riuscirà a frenare il trend, entro giugno Bolsonaro lo supererà nelle intenzioni di voto per le presidenziali di ottobre.
Ma a terrorizzare il partito di Lula, il PT, è anche la piazza deserta durante il suo ultimo discorso, il primo maggio scorso. Basterà aver cambiato in corsa lo strapagato uomo marketing della sua campagna elettorale per farlo tornare al potere?
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